DELITTO MEREDITH – Dna Amanda su presunta arma delitto

FIRENZE – La traccia di Dna individuata sul coltello, che secondo l’accusa sarebbe l’arma utilizzata per uccidere la studentessa britannica Meredith Kercher (morta la notte di Halloween di sei anni fa), è di Amanda Knox. La conferma di quanto già emerso qualche settimana fa arriva direttamente dal Ris dei Carabinieri di Roma che ha svolto la perizia per ordine della Corte. La perizia è stata depositata oggi presso il Tribunale di Firenze.

Secondo quanto emerso, le analisi avrebbero evidenziato «la presenza di una quantità estremamente esigua di materiale genetico derivante dal contributo di uno o più soggetti femminili», come affermato dai periti. Secondo i militari della scientifica dell’Arma, i risultati permettono «di supportare in maniera estremamente significativa l’ipotesi che materiale genetico di Amanda Knox sia presente nella traccia “I” e che, quindi, la ragazza americana abbia contribuito, con proprio materiale biologico, alla traccia “I”».

Il coltello fu sequestrato in casa di Sollecito, che all’epoca era il fidanzato di Amanda. Le difese dei due imputati, che si sono sempre dichiarati innocenti, hanno sempre sostenuto che la presenza di tracce di dna fosse dovuta alla normale frequentazione dell’appartamento del fidanzato. Secondo l’avvocato Giulia Bongiorno, legale di Sollecito, questa è «l’ennesima prova che non c’è alcun collegamento tra Raffaele Sollecito ed Amanda Knox con l’omicidio di Meredith Kercher». Per l’altro difensore di Sollecito, l’avvocato Luca Maori, sul coltello «non c’è il dna di Meredith».

«Gli esperti nominati dai giudici di Firenze – ha affermato l’avvocato Luciano Ghirga, difensore di Amanda Knox – hanno ricostruito i metodi per analizzare un campione low copy number e sono gli stessi in base ai quali a Perugia vennero ritenute non affidabili le conclusioni della polizia scientifica, soprattutto per la traccia sul coltello attribuita a Meredith Kercher». Secondo il legale, la perizia «allontana sempre di più il concetto che quella sia l’arma del delitto».

Secondo l’avvocato Francesco Maresca, legale della famiglia Kercher, «è provato che il coltello è stato usato dalla Knox e tale elemento, valutato insieme a quelli già presenti, permette di ipotizzare la responsabilità degli imputati».

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio