Consumi, Coldiretti: Si spende 1 Euro su 3 per mangiare fuori casa, serve indicazione origine nei menu
In Toscana sono 22 mila le attività di ristorazione, pizzerie e bar. Il ruolo chiave dell’agroalimentare e degli agriturismi
Quasi un euro su tre viene speso per mangiare fuori casa e diventa quindi rilevante l’indicazione dell’origine dei cibi serviti nei menu dagli oltre 20 mila ristoranti, pizzerie, bar e attività di ristorazione mobili presenti in Toscana. A dirlo è Coldiretti Toscana, sulla base dei dati della Fipe, secondo cui dopo l’emergenza Covid mangiare fuori è in forte crescita ed ha un impatto rilevante sul sistema agroalimentare nazionale dove nel complesso i consumi alimentari, nel 2023, sono stati pari al 68% in casa ed al 32% fuori casa, il massimo di sempre secondo la Federazione dei Pubblici Esercizi.
L’attività di ristorazione è un determinante mercato di sbocco per molti prodotti agroalimentari per un importo di acquisti stimato in circa 30 miliardi lo scorso anno, secondo l’Osservatorio Coldiretti. Dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità – aggiunge Coldiretti Toscana – trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato. Un importante spinta arriva alla ristorazione arriva dagli agriturismi di cui la Toscana è leader indiscussa a livello nazionale per l’ospitalità rurale con 2.713 strutture che propongono, a fianco del pernottamento, la somministrazione pasti e le degustazioni.
Il Made in Italy dal campo alla tavola targato Toscana è rappresentato da 94 prodotti (58 vino e 36 cibo) tra DOP e IGP per un valore alla produzione superiore a 1,4 miliardi di euro ma anche da 67 specialità alimentari tradizionali che appartengono alle tradizioni e alla biodiversità di 9 piccoli comuni su 10, 90 filiere del cibo e del vino Dop e IGP sostenute dal progetto di Campagna Amica e quasi 10 mila operatori biologici.
Primati che vanno però difesi dal fenomeno del “fake in Italy”, il cibo straniero spacciato per italiano sfruttando il concetto di ultima trasformazione sostanziale per gli alimenti, quello che tecnicamente si chiama codice doganale. In questo modo cosce di prosciutto estero dopo essere state salate e stagionate vengono vendute per italiane e lo stesso capita col latte straniero che diventa mozzarella italiana. Una frode contro la quale è partita dal Brennero una grande mobilitazione di Coldiretti Toscana con obiettivo la raccolta di un milione di firme per una proposta di legge europea di iniziativa popolare sulla trasparenza di quanto portiamo in tavola. La petizione #nofakeinitaly può essere firmata presso le sedi di Coldiretti presenti su tutto il territorio regionale.