Cereali, Fedagripesca Toscana: “Pochi giovani nei campi”
Le problematiche emerse in occasione del confronto con l'assessore all'Agricoltura della Regione Toscana, Stefania Saccardi
Campagne di sensibilizzazione per avvicinare i giovani al mondo dell’agricoltura e della cooperazione, più mulini e pastifici nel Grossetano, l’area dove si produce la maggior quantità di grano toscano. Sono le istanze che arrivano dalle cooperative di Fedagripesca Toscana emerse durante la giornata di confronto e ascolto con la vicepresidente e assessore all’Agricoltura della Regione Toscana Stefania Saccardi: l’incontro, che si è svolto ieri alla Cooperativa Agricola Pomonte a Grosseto e a cui hanno partecipato diverse cooperative, è stato l’occasione per fare il punto sul settore cerealicolo.
“La Toscana è una regione particolarmente vocata alla cerealicoltura, ma per assurdo nel Grossetano, che insieme al Senese è l’area con più coltivazioni di cereali, mancano molini e pastifici, che contribuirebbero a completare la filiera e a valorizzare il comparto” afferma Fabrizio Tistarelli, presidente Fedagripesca Toscana. Il settore deve affrontare inoltre il nodo del ricambio generazionale: “Mancano i giovani e il rischio è quello di disperdere una risorsa preziosa per il territorio e una tradizione che fa parte dell’identità della Toscana e che costituisce un’importante fetta dell’economia. Abbiamo la necessità di ricambiare la nostra base sociale, coinvolgendo sempre più le nuove generazioni, facendo capire loro l’importanza della cooperazione e anche le opportunità che l’agricoltura offre”. Quest’anno, a fronte di una domanda di cereali e farine in crescita, le aziende del Grossetano devono fare inoltre i conti con un calo della produzione del 25-30%, dovuto alle gelate che si sono verificate proprio durante il periodo della fioritura del grano e che hanno compromesso buona parte del raccolto. “I mulini saranno costretti a rivolgersi ad altre aree produttive regionali nazionali o addirittura internazionali: questo comporterà la perdita di quel valore aggiunto che avrebbe portato il grano territoriale e danni alle aziende” conclude Tistarelli.