Casa, oltre 400 anziani condividono con estranei l’alloggio divenuto troppo grande

Il progetto Abitare solidale lanciato da Auser Abitare Solidale: in 15 anni coinvolte 832 persone. I racconti: "Dopo la morte di mia moglie ero rimasto solo: ora ho un aiuto con le faccende di casa e i miei familiari sono più tranquilli"

Sono 401 le coabitazioni attivate dal 2008 a oggi a Firenze e dintorni grazie al progetto Coabitare solidale di Auser Abitare Solidale,  832 le persone coinvolte. Il servizio prevede forme di condivisione abitativa in alloggi privati tra soggetti con fragilità, attraverso un percorso che si sviluppa in 5 tappe: selezione, incontro tra utenti, negoziazione delle condizioni della condivisione abitativa, gestione e monitoraggio delle relazioni. A queste fasi si affiancano processi personalizzati di autonomia – realizzati con il servizio sociale segnalante – tutti centrati su requisiti di flessibilità, rispetto, tutela e attenzione all’individuo, alle variabili del singolo destinatario, alla mutevolezza dei bisogni e delle condizioni.

Le condivisioni abitative sono gratuite al netto di una quota parte percentuale delle spese per le utenze, in quanto l’elemento vincente del progetto sta proprio nella dimensione relazionale e nei principi di solidarietà negoziati tra le parti che vengono sanciti all’interno di un apposito Patto Abitativo.

Gli ospitanti sono anziani autosufficienti o parzialmente autosufficienti residenti in case sovradimensionate per le loro esigenze di vita e per le loro possibilità economiche e gestionali,  famiglie bisognose di aiuto per armonizzare tempo del lavoro e tempo degli affetti, soggetti con disabilità che vogliono intraprendere un percorso di autonomia e di vita indipendente. Gli anziani rappresentano il 98%. Gli ospiti sono singoli e nuclei monogenitoriali con fragilità temporanee socio economiche e povertà abitativa: donne vittime di violenza, migranti, persone che hanno perso il lavoro, persone che hanno uno stipendio ma non trovano una casa, studenti.

“La coabitazione può essere un valido intervento di housing in place, ossia di politica abitativa rivolta ad anziani autosufficienti che ancora vogliono essere indipendenti e vivere nei luoghi – la casa, ma anche il contesto di vicinato e di quartiere – che hanno fatto parte sinora della loro vita e che rappresentano un punto di riferimento emotivo e relazionale importantissimo per il loro benessere complessivo” spiega Gabriele Danesi, presidente di Auser Abitare Solidale. “La condivisione abitativa può inoltre rappresentare un equo sostegno economico per l’anziano,vista la contrazione costante del potere di acquisto degli over 65, ma anche una valida opportunità per chi si trova temporaneamente escluso dal diritto alla casa. Non dimentichiamo inoltre che ottimizzare gli spazi abitativi esistenti costituisce poi un argine allo svuotamento delle città dai residenti”.

Chi è interessato ad avere più informazioni sul progetto o a candidarsi per una eventuale coabitazione, può rivolgersi ai seguenti

·  Numero aperto Abitare Solidale: 320 4317644 (dal lunedì al sabato con orario 9 – 20)

·  Indirizzo email:abitaresolidaleauser@gmail.com

 

Storia

Carlo Papi è un anziano in buona salute rimasto vedovo, con una casa troppo grande e vuota per lui. Helen Fretel Espinoza Francis è una donna di 58 anni, operatrice socio sanitaria originaria del Perù in cerca di un alloggio non troppo caro.

Ora coabitano insieme: lui può contare su una presenza discreta ma di supporto, lei di una compagnia piacevole e di una casa in cui vivere in autonomia senza dover dipendere dall’ospitalità dei figli. Si danno una mano a vicenda.

“I servizi sociali con cui sono in contatto per un sostegno alla pulizia della casa, mi hanno presentato la possibilità di una coabitazione solidale: abbiamo provato ed è andata bene. Helen mi è sembrata subito una persona per bene e affidabile” racconta. “Io metto a disposizione una stanza, il bagno e la cucina in comune e in cambio ho un po’ di compagnia e un po’ di aiuto in casa e una presenza anche la notte, cosa che rassicura molto i miei familiari”.

“Carlo è una persona rispettosa e seria e gli do’ una mano se ha bisogno di qualcosa, preparo da  mangiare andiamo a fare la spesa o lo accompagno a trovare gli amici che abitano vicino” racconta Helen. “Ho un lavoro e prima abitavo con uno dei miei figli, ne ho sei, ma poi sono nati i nipoti e in casa non ci stavamo più. Ora sono felice di questa nuova sistemazione”.

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