Aurelio Amendola e Jorio Vivarelli sotto la cupola del Battistero di Pistoia
La mostra è stata inaugurata venerdì 12 marzo in presenza del fotografo pistoiese
La scultura e la fotografia come due facce della stessa medaglia. Qualcuno ha fatto osservare spesso che, essendo due facce diverse, proprio per questo, non si incontreranno mai, nonostante unite dalla solita moneta. Ebbene, il caso però vuole che l’una si poggi sull’altra e viceversa: la fotografia che ritrae la scultura e la scultura che attira l’immagine, che ingloba le molteplici prospettive da ritagliare e selezionare nel loro dinamismo. I due protagonisti di questa storia sono lo scultore Jorio Vivarelli e il fotografo Aurelio Amendola. Lo scenario dove i due sono coinvolti è la mostra allestita in battistero a Pistoia, organizzata dalla Fondazione Jorio Vivarelli e dal Capitolo della Cattedrale di Pistoia che ha presentato undici opere del fotografo insieme al Crocifisso della Chiesa della Vergine di Pistoia. Sei fotografie ritraggono il Crocifisso e altre quattro quello della chiesa dell’Autostrada del Sole. La mostra è incentrata sull’occhio fotografico di Aurelio Amendola che si trova “a svolgere la funzione di implacabile scrutinio critico quando accarezza le superfici delle due sculture” afferma Antonio Paolucci nella monografia dedicata.
Il Crocifisso esposto in mostra fu commissionato a Jorio Vivarelli nel 1956 dal grande architetto pistoiese Giovanni Michelucci, incaricato della ricostruzione della Chiesa della Beata Vergine Maria e Santa Tecla, detta Chiesa della Vergine, andata distrutta nella seconda Guerra Mondiale, per collocarlo dietro all’altare maggiore. Jorio era un giovane artista di trentaquattro anni e aveva speso cinque anni in guerra, in prigionia e nei campi di concentramento. Lavorava come scultore nella Fonderia d’Arte di Renzo Michelucci ove fu notato e apprezzato per le sue qualità da Giovanni Michelucci, fratello di Renzo e ormai celebrato architetto.
Il Crocifisso, scolpito in legno, suscitò un entusiastico apprezzamento di critica e insieme una certa perplessità nelle autorità ecclesiastiche per il carattere terreno del Cristo e per l’espressionistica descrizione del dolore.
Il Crocifisso esposto è l’esemplare in bronzo che Jorio ricavò dal calco dell’opera in legno non appena completata. L’esemplare in Mostra costituisce un capolavoro di perfetta fusione a cera persa e ci piace immaginare come Jorio Vivarelli, Giovanni e Renzo Michelucci e le maestranze della Fonderia abbiano partecipato con orgoglio a questa fusione, riversandovi l’entusiasmo di tutta una fucina d’arte che voleva consolidare il primato conquistato a livello internazionale.
La positiva collaborazione fra i due artisti pistoiesi fece sì che Michelucci affidasse a Jorio Vivarelli anche la realizzazione del Crocifisso per la celebre Chiesa dell’Autostrada del Sole a Campi Bisenzio, realizzata nel 1963.
Riccardo Gorone
Servizio fotografico a cura di Sandro Nerucci