AREZZO – La storia dell’infermiere Federico: da Bergamo ad Arezzo, un anno vissuto pericolosamente

Massimo Mandò Direttore del Dipartimento Emergenza Urgenza della Asl Toscana sud est: “Reperire personale sanitario con qualifiche ed esperienza come Federico richiede azioni e politiche lungimiranti.”

Bergamo 2020, Arezzo 2021. Un anno solare sul calendario, un anno luce nella vita di Federico Pecetta.
Infermiere Emergenza/Urgenza, umbro di nascita, lombardo di transito e adesso aretino di adozione. Ha lavorato nell’ospedale di Bergamo nel momento più drammatico. Adesso, da un paio di settimane, è al DEU del San Donato di Arezzo.

“Ho scelto di fare l’infermiere di emergenza da giovanissimo. Per un problema di salute, infatti, sono stato soccorso e seguito dai sanitari dell’emergenza. Il loro modo di lavorare, la capacità di aiutare concretamente e velocemente le persone, l’empatia che trasmettevano mi ha stregato.
E’ allora che ho deciso…..io voglio essere un infermiere dell’emergenza.”

Parla con il tono di voce di un veterano, ma Federico Pecetta ha solo 29 anni ed è arrivato ad Arezzo da poco più di 15 giorni.
E’ uno dei 25 infermieri professionali che, in quest’anno di pandemia, hanno rafforzato i servizi d’emergenza della USL TSE.
Un giovane professionista con una laurea e due master in Emergenza e Area Critica conseguiti a Roma (Università la Sapienza) e Milano (Università Bicocca).
Federico ha deciso di venire ad Arezzo dopo un’esperienza di sei anni a Bergamo, nel servizio di Emergenza dell’Ospedale Papa Giovanni.

“Ero partito per fare un’esperienza di pochi mesi e ci sono rimasto sei anni. Una città bella e colleghi straordinari…fino al marzo 2020. Da allora è iniziato un incubo che è anche difficile da raccontare.”

Racconta con voce forte ma rotta dall’emozione mentre ricorda i suoi 15 mesi in trincea a Bergamo la città italiana più colpita dal pandemia: la prima linea anti-covid in Italia..

“Non so neppure come ho fatto a non ammalarmi. In quei giorni ricoveravamo anche 80 persone al giorno, decine di corse con l’ambulanza, e quando arrivavamo nelle case trovavamo persone già con sintomatologia grave che spesso dovevamo immediatamente ossigenare e ricoverare in Terapia Intensiva.
Ero solo, vivevo solo e non incontravo nessuno. Nonostante ciò però la mia esperienza a Bergamo mi ha aiutato a reagire e ad essere pronto alle emergenze, a mettere da parte il dolore e la paura per curare, aiutare e sostenere i pazienti.
Quando, poi, si è presentata la possibilità di ritornare vicino alla mia famiglia, che vive alle porte di Perugia, ho deciso di provarci. Arezzo e la USL Toscana Sud Est sono sempre state la mia prima scelta. Avevo letto tanti articoli sul livello professionale del team 118 di Arezzo, avevo sentito tante storie importanti sul DEU del San Donato. Oggi posso dire che era tutto vero.
Qui c’è una squadra straordinaria, non solo sotto il profilo professionale ma anche umano e organizzativo.
Per il mio primo giorno di lavoro mi è toccato il turno notturno. E’ stata una notte tranquilla dal punto di vista dell’emergenza, ma nella quale ho avuto modo di conoscere a fondo il sistema organizzativo e di confrontarmi con i colleghi. Mi hanno subito messo a mio agio e dato sicurezza.
Credo che questa pandemia abbia cambiato profondamente il nostro modo di lavorare, il rapporto tra colleghi, tra reparti ed anche tra professionisti differenti è cresciuto. Ora che stiamo tornando alla normalità dobbiamo però far tesoro di quello che abbiamo vissuto, sia a Bergamo che ad Arezzo, dobbiamo ricordarci cosa è stato. Non ci sono eroi ma persone e cittadini che assieme possono e devono lavorare per il bene comune.”

“L’arruolamento di personale sanitario qualificato è uno dei punti critici del sistema di emergenza urgenza pre-ospedaliero, commenta Massimo Mandò, direttore del Dipartimento Emergenza Urgenza della Asl Toscana sud est.
Il modello applicato ad Arezzo e in Toscana, è basato su un forte legame con il resto dell’area critica ospedaliera (i medici turnano in PS ed automedica, gli infermieri hanno comunque un background di area critica, i mezzi di soccorso avanzato sono strategicamente posizionati per garantire buona copertura del territorio senza sprechi di personale, valorizzando il medico solo in automedica e diffondendo l’ambulanza infermierizzata come mezzo di soccorso avanzato capillarmente presente sul territorio insieme alle BLSD). Reperire personale sanitario con qualifiche ed esperienza come Federico richiede azioni e politiche lungimiranti. Stessa cosa vale per i medici.
Siamo certi che l’evento pandemico che abbiamo vissuto rinforzerà l’attenzione della politica nazionale sulla questione della formazione medica ed infermieristica di area critica. I medici e gli infermieri che garantiranno un futuro a questo sistema sono quelli che ad oggi stanno facendo gli esami di maturità. E’ necessario arruolarli in numero sufficiente già dal prossimo anno, garantendo loro un percorso professionale sicuro e appagante.”

Cinzia Garofalo, direttore UOC assistenza infermieristica in emergenza urgenza, sottolinea ulteriormente la valorizzazione del professionista infermiere dell’emergenza: “E’ necessario inserire nel sistema persone con conoscenze, esperienze e leadership personale, caratteristiche per noi fondamentali per l’inserimento nel team. L’Azienda USL Toscana sud est ha fatto, in questo ambito, un grosso investimento in risorse umane, prevedendo un direttore infermieristico sul sistema emergenza per governare e integrare il sistema in forte sinergia con la direzione del dipartimento”.

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