AMBIENTE – Bioshopper: il modello Italia
Il direttore di Chimica Verde Beppe Croce: “è arrivato il momento di dire stop ai furbetti”
Oggi, finalmente, possiamo dare vanto al fatto che il bando sui sacchetti di plastica è un successo italiano imitato persino dalla vicina Francia come modello di riferimento. Per troppo tempo il commercio al dettaglio è stato inondato da finti bio-shopper, plastiche tradizionali arricchite con additivi chimici, altamente inquinanti. Le plastiche non biodegradabili erano fuorilegge già dal 1 gennaio 2011, ma solo oggi a distanza di due anni abbiamo una norma più chiara sulle caratteristiche tecniche che devono avere gli shopper che si possono commercializzare nel nostro Paese, mediante la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del 27 marzo di un Decreto interministeriale (18 marzo 2013) firmato dai ministeri dell’ Ambiente e dello Sviluppo Economico. Il decreto stabilisce anche sanzioni per chi non rispetta queste caratteristiche. Tali sanzioni entreranno in vigore a metà agosto, 60 giorni dopo il termine formale (13 giugno) entro il quale l’Unione Europea avrebbe la possibilità di formulare osservazioni al decreto. Si sta per concludere così finalmente una vicenda normativa lunga e travagliata che ha introdotto una vera e propria rivoluzione in Italia, la rivoluzione della chimica verde.
Proprio di questo, e di altro ancora, si è parlato oggi nel miniconvegno “Bioshopper – il modello Italia” organizzato da Chimica Verde e Legambiente all’interno della manifestazione Terra Futura al quale hanno preso parte Francesco Ferrante vicepresidente Kyoto Club, Francesco Bertolini presidente Green Management Institute, Graziano Chini direttore IPT Coop Scarperia (FI), moderato da Beppe Croce, direttore Chimica Verde.
“I biopolimeri “compostabili”, cioè che si possono trasformare in terriccio fertilizzante, sono gli unici materiali che ci permettono di eliminare realmente il flagello delle plastiche che inquinano l’ambiente e saranno finalmente gli unici materiali utilizzabili in Italia come shopper ‘usa-e-getta’. Un decreto del marzo scorso, attualmente al vaglio dell’Unione Europea, dichiara infatti illegali tutte le finte plastiche biodegradabili ancora oggi in commercio. – afferma Beppe Croce, direttore di Chimica Verde – Qusta è una grande notizia anche per aziende della green economy toscana, come la Industria Plastica Toscana (IPT) di Scarperia, che da diversi anni hanno scommesso su questa rivoluzione della chimica verde con forti investimenti e capacità di innovazione. Ricordiamo tra l’altro che il nostro Paese è stato il primo con Novamont a produrre plastiche compostabili, derivate da materie prime vegetali.” .
Secondo il decreto, oltre ai sacchetti monouso biodegradabili e compostabili potranno circolare quelli riutilizzabili purchè abbiamo determinate caratteristiche. Ammessi anche sacchi riutilizzabili in carta, tessuti di fibre naturali, fibre di poliammide e materiali diversi dai polimeri. Ovviamente i consumatori dovranno essere consapevoli delle caratteristiche dei singoli sacchi, in modo da poter valutare l’idoneità del loro utilizzo (se alimentare o meno): una dicitura, riportata sia sui monouso che sui riutilizzabili, permetterà un facile uso dei bioshopper.
L’obiettivo del decreto è fare in modo che le buste biodegradabili e compostabili siano usate soprattutto nel settore alimentare, contribuendo così a ridurre la produzione dei rifiuti. Del resto, rappresentano una novità molto gradita ai cittadini e una forte spinta all’innovazione di prodotto in un settore, quello della chimica verde, tra i più competitivi della nostra green economy.
fonte: Katia Rosanna Rossi – ufficio stampa Legambiente Toscana