Cibo, Coldiretti Toscana: Mangiare male ci costa 289€ di tasse a testa ogni anno
Gli agricoltori celebrano a Casa Coldiretti la Dieta Mediterranea insieme alla vice presidente ed assessora all’agroalimentare Stefania Saccardi e sferra attacco alle multinazionali del cibo
Mangiare male costa 289 euro a testa di tasse all’anno. E’ il costo sociale e sanitario del sovrappeso causato da un regime alimentare sbagliato ed insieme di una vita sedentaria che mettono in pericolo la nostra salute e riducono le nostre aspettative di vita anche di dieci anni.
Una “malattia” con cui convivono tre toscani su dieci (33,8%) con il 24,9% in sovrappeso e l’8,9% obeso e che non risparmia i bambini: uno su quattro (24%) che ha problemi di peso. Ma non solo. In questo senso la Dieta Mediterranea, Patrimonio dell’Unesco dal 2010, che è ricchissima di alimenti nutrienti, rappresenta un potentissimo strumento per prevenire molte malattie non trasmissibili come il diabete, le malattie cardiovascolari, intestinali, neurologiche ed i tumori allungando il nostro orizzonte di vita. Sono alcuni dei dati e delle riflessioni fornite in occasione dell’Assemblea Regionale di Coldiretti Toscana che si è tenuta a Casa Coldiretti a Firenze a cui ha partecipato la vice presidente regionale ed assessora all’agroalimentare Stefania Saccardi ed il responsabile della segreteria e portavoce del Presidente Eugenio Giani, Bernard Dika.
Al centro dell’assemblea, insieme alle tematiche sindacali ed agricole regionali, dalla fauna selvatica ai nuovi bandi per giovani ed imprese, l’importanza di promuovere e far comprendere ai toscani i benefici di una dieta equilibrata, sana, sostenibile, frugale e variegata, come quella mediterranea, che parte dal legame con la terra, con l’agricoltura, gli allevatori ed i pescatori, così come della provenienza e la trasparenza dei prodotti. Un modello che purtroppo è finito al centro di una disputa internazionale con il tentativo delle multinazionali del cibo ultra processato e cellulare di rappresentate i valori e lo stile della Dieta Mediterranea che si trova esattamente agli antipodi del cibo in scatola che subisce decine e decine di lavorazioni di cui la provenienza di ingredienti e materie è sconosciuta. “La Dieta Mediterranea non si tocca. Noi oggi ci opponiamo ad un modello alimentare che riteniamo scorretto, non solo dal punto di vista nutrizionale, ma anche etico. Mangiare non è solo un’azione necessaria per la nostra sopravvivenza ma per la nostra salute. – spiega Letizia Cesani, Presidente Coldiretti Toscana – C’è chi sta tentando di sostituire pane, pasta, frutta, legumi, cereali, olio extravergine di oliva, carne e pesce, prodotti agricoli, sani e bilanciati, con cibi industriali, indistinti, ultra processati ed addirittura artificiali. Non lo permetteremo ed in questa battaglia per la trasparenza avremo al nostro fianco i cittadini”.
Mangiare mediterraneo significa aumentare il benessere individuale ma anche sociale e ridurre la spesa pubblica considerando che le malattie legate al sovrappeso dragano il 9% della spesa sanitaria nazionale e generano una contrazione del Pil del 2,8% a causa proprio dei maggiori costi secondo il rapporto della Fondazione Aletheia. L’altro aspetto è legato al consumo di prodotti del territorio e stagionali, quindi sostenibili, per sostenere il lavoro degli agricoltori, che sono custodi delle nostre campagne e della biodiversità, mitigando gli effetti dei cambiamenti climatici. La Dieta Mediterranea agisce sulle leve della salute, sociali, economiche, ambientali e culturali. “I ritmi della vita moderna portano molto spesso verso il consumo di cibi fast e poco salutari. Intorno alla Dieta Mediterranea – spiega ancora la presidente regionale, Cesani – dobbiamo ricostruire una nuova cultura adatta ai tempi e a tutti trasferendola alle nuove generazioni che hanno poca consapevolezza del rapporto tra cibo e salute e dell’importanza, per esempio, della provenienza”. In questa direzione va il progetto per la sana alimentazione nelle scuole della Toscana che ha permesso di incontrare e formare 20 mila studenti nell’anno scolastico appena concluso e la petizione di iniziativa popolare europea per chiedere l’indicazione di origine su tutti i prodotti alimentari commercializzati insieme all’abolizione del codice doganale che permette di mascherare i prodotti stranieri che, con una piccola lavorazione sostanziale in Italia, possono diventare 100% Made in Italy. “La trasparenza è la madre di tutte le battaglie anche come argine nei confronti delle multinazionali del cibo omologato che non potrebbero più nascondersi dietro l’indistintività ma sarebbero costrette ad indicare la provenienza degli ingredienti che utilizzano nelle loro lavorazioni. – conclude la presidente regionale, Cesani – Ringraziamo il Governatore Giani e la vice presidente Saccardi che da subito hanno sostenuto la nostra iniziativa con la loro firma”.