Nuove linee guida regionali su tirocini, contributi legati all’assunzione e più controlli

Sostegno finanziario vincolato alla successiva assunzione dei giovani, aumento del rimborso mensile a favore dei tirocinanti, più controlli per garantire un’esperienza realmente formativa evitando l’utilizzo distorto del tirocinio.

Sono i cardini delle nuove linee guida sui tirocini extracurriculari che l’assessorato alla formazione e al lavoro ha concertato con le parti sociali e con tutti i soggetti della Commissione regionale permanente tripartita e che la giunta regionale ha approvato alla fine dello scorso febbraio.

I nuovi indirizzi, operativi in via sperimentale, sono stati presentati questa mattina a Palazzo Strozzi Sacrati, a Firenze, dal presidente Eugenio Giani e dall’assessora alla formazione e al lavoro Alessandra Nardini, alla presenza dei membri della Commissione tripartita.

“La Toscana, prima Regione in Italia, introduce un mutamento di prospettiva per assicurare che il tirocinio sia uno strumento di effettiva formazione e un efficace canale di ingresso nel mondo del lavoro”, spiega il presidente Giani, che sottolinea: “Con le nuove linee guida, adottiamo criteri più selettivi e assicuriamo meccanismi di controllo più efficienti”.

“È una riforma – osserva l’assessora Nardini – che segna un radicale cambio di paradigma ed è frutto di una approfondita concertazione con le parti sociali. L’ex ministro Orlando aveva avviato un percorso di riforma delle linee guida nazionali sui tirocini che l’attuale Governo ha abbandonato. Il nostro obiettivo è quello di qualificare lo strumento del tirocinio affinché costituisca una valida opportunità formativa e offra un serio orizzonte di buona occupazione, stabile, sicura e di qualità”.

Nelle prossime settimane, sarà pubblicato il bando che mette a disposizione 27,5 milioni di euro a valere sul Fondo Sociale Europeo 2021/27 per il sostegno alle imprese che ospitano giovani tirocinanti.

Il tirocinio e le nuove linee guida – Il tirocinio è un’esperienza formativa realizzata presso soggetti pubblici o privati con l’obiettivo di favorire l’ingresso nel mondo del lavoro. Ha finalità formative e di orientamento nel caso in cui sia svolto entro 24 mesi dal conseguimento del diploma o della laurea, mentre ha finalità di reinserimento qualora sia rivolto a disoccupati, beneficiarie e beneficiari di strumenti di sostegno al reddito o soggetti in cerca di altra occupazione.

Prevede l’obbligo per l’impresa ospitante di corrispondere al tirocinante un rimborso spese forfettario.

Con le nuove linee guida, in Toscana il rimborso sale da 500 a 600 euro mensili.

Aumenta, passando da 300 a 400 euro, anche il sostegno finanziario regionale al datore di lavoro che ospita giovani tirocinanti di età compresa tra i 18 e i 34 anni. Ma, grazie ai nuovi indirizzi, è subordinato alla stipula, entro trenta giorni dal termine del tirocinio, di un contratto a tempo indeterminato, a tempo determinato di almeno 12 mesi, oppure di apprendistato professionalizzante o duale (I o III livello). Le nuove disposizioni valgono sia per l’assunzione effettuata da parte dell’impresa ospitante, sia quando ad assumere è un’altra impresa, valorizzando così il valore “formativo” dell’impresa ospitante, che si è fatta carico di insegnare un mestiere.

L’impresa ospitante che procederà all’assunzione potrà fruire anche degli incentivi all’occupazione: 8.721 euro nel caso di tempo indeterminato (10.875 per l’assunzione di disabili e svantaggiati) e fino a 4.360 euro per il tempo determinato o l’apprendistato. Per l’assunzione effettuata da un’impresa diversa rispetto a quella ospitante, il datore di lavoro potrà avvalersi degli incentivi previsti dai bandi già attivi dell’Agenzia regionale toscana per l’impiego che mettono a disposizione risorse dell’Fse+ o del Patto per il lavoro.

La dotazione finanziaria messa a disposizione per il sostegno alle imprese che ospitano giovani tirocinanti (azione che rientra nell’ambito di Giovanisì, il progetto regionale per l’autonomia dei giovani) ammonta a 27,5 milioni di euro a valere sul Fondo Sociale Europeo 2021/27.

Le nuove linee guida rafforzano le attività di vigilanza, monitoraggio e controllo. Da un lato sarà rinnovata l’intesa tra Regione Toscana e Ispettorato nazionale del Lavoro, dall’altro l’attività di controllo, gestione e rendicontazione verrà svolta territorialmente dall’Agenzia regionale toscana per l’impiego (Arti), dotata di tutti gli strumenti necessari grazie al piano nazionale di rafforzamento dei servizi pubblici regionali per l’impiego.

Al via inoltre la sperimentazione del digital badge, tesserino digitale che al termine del tirocinio conterrà attraverso metadati tutte le informazioni sulle esperienze fatte e le abilità acquisite, permettendo di esibire successivamente il bagaglio di conoscenze accumulate. Il badge, che sta assumendo una rilevanza sempre maggiore nel mercato del lavoro, attesta il conseguimento di competenze acquisite in ambito formale, informale e non formale e delle relative conoscenze e abilità.

Anche l’attività di ricerca e studio sarà implementata, sia attraverso il coinvolgimento di Irpet e Inapp (ex Isfol), sia mediante la creazione di un Osservatorio regionale dei tirocini in collaborazione con l’Irpet stesso e l’ufficio regionale di statistica, proprio per monitorare e valutare le ricadute dei nuovi indirizzi.

Alcuni dati sui tirocini – Nel 2022 in Toscana, sono stati attivati 16.104 tirocini, in prevalenza a favore di donne (53%) e giovani (79% nella fascia di età fino a 29 anni). Secondo una recentissima ricerca della Fondazione studi consulenti del lavoro la Toscana è la Regione italiana con il tasso più elevato di inserimento occupazionale per tirocinanti: il 67% ha firmato un contratto entro sei mesi. A seguire, si piazzano Veneto (66,9%), Marche (66,4%), Umbria ed Emilia-Romagna (66,1%), a fronte di una media nazionale del 62%.

Un’analisi di Irpet ha evidenziato che in Toscana il 54% dei tirocinanti viene assunto entro un anno dallo stesso datore di lavoro presso il quale è stato svolto il tirocinio. Inoltre, i tirocini che hanno avuto un esito occupazionale si sono tradotti nel 41% dei casi in contratti a tempo indeterminato o di apprendistato, per il il 33% in contratti a tempo determinato.

 

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