Sanità, il Mes analizza il 2022 e la Toscana centra il bersaglio
Gli indicatori in gran parte raccolti nelle fasce centrali del bersaglio del Mes, un po’ come ‘freccette’, sono la fotografia di una sanità toscana che conferma buone performance e capacità di risposta. Pagella dunque positiva quella presentata oggi a Pisa dal laboratorio di management e sanità della Scuola Sant’Anna di Pisa, guidato ora da Milena Vanieri e che da venti anni analizza il sistema sanitario toscano e lo fa con un mole di dati ed indicatori cospicua (316 di valutazione e 300 di osservazione per questa edizione, molti di più di quelli del Nuovo sistema di garanzia del Ministero).
Il rapporto riguarda il 2022 e sarà completato con gli ultimi flussi a luglio. Vanno sopratutto bene gli indicatori di qualità clinica, efficienza ed appropriatezza chirurgica, percorso materno-infantile e trattamenti oncologici.
Il ‘bersaglio’ toscano tiene conto, tra gli elementi che lo rendono peculiare, anche della valutazione degli utenti, della promozione della salute nelle scuole, delle terapie intensive e dei medicinali plasmaderivati. Nel 2022 sono stati potenziati gli indicatori sui percorsi di cronicità: nuovo anche l’elemento sugli interventi chirurgici di priorità alta, non solo oncologici.
Gli indicatori presenti nella visualizzazione del bersaglio regionale includono tanti aspetti e sono la somma di tante realtà geografiche diverse: quindi anche all’interno delle fasce verdi (quelle con performance buona o ottima) ci possono essere margini di miglioramento rilevanti su specifici ambiti, soprattutto se si analizzano i dati a livello di zona-distretto o di ospedale. In alcune zone emergono scostamenti rilevanti del dato medio regionale, verso l’alto ma anche verso il basso.
“E’ lì – dice l’assessore regionale al diritto alla salute Simone Bezzini, raccogliendo alcune sollecitazioni della rettrice della Scuola Sant’Anna, Sabina Nuti – che dobbiamo agire, per far convergere quei territori e quelle strutture verso la mediana”. E’ una questione in fondo anche di equità d’accesso. “Il rapporto presentato oggi – prosegue – deve dunque diventare uno strumento di lavoro quotidiano: per tutti, per i tecnici e per i decisori politici. E’ la bussola che deve aiutarci a determinare i percorsi di miglioramento possibili: sulle liste di attese per prestazioni ambulatoriali ed esami diagnostici, per l’invio ad esempio dei pazienti dal pronto soccorso ai reparti entro otto ore”. “Chi studia ed analizza – si sofferma – , chi ha padronanza dei dati e dei numeri lavora meglio ed ottiene migliori risultati. Quella di oggi non deve dunque essere una giornata spot per un titolo sul giornale ma uno spunto di lavoro: per capire le criticità, mettere in campo azioni e capire anche l’effetto, a distanza, di quelle azioni”.
La Toscana ha una lunga storia alle spalle di monitoraggi e comparazioni in sanità. “E’ la Regione – dice l’assessore – che più ci ha investito, grazie anche alla collaborazione con il laboratorio MeS della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. L’essere da lungo tempo su questa traiettoria potrebbe dare per scontato questa attività di analisi e indurre un calo di attenzione nell’organizzazione sanitaria. Sarebbe un rischio serio, capace di indurre un’involuzione, e non deve accadere”.
L’assessore parla delle riforme in atto, per migliorare l’offerta e garantire la sostenibilità finanziaria dei sistemi: la nuova organizzazione della sanità territoriale, l’emergenza urgenza, la continuità assistenziale, i pronto soccorso. Parla anche della prevenzione (e quindi stili di vita e screening), su cui la Toscana non è ferma e sta investendo. “Conosciamo bene le difficoltà odierne dei sistemi sanitari, soprattutto quelli a maggior impronta pubblica ed universalistica – spiega l’assessore – . C’è un problema di sottofinanziamento nazionale, che rischia di trasformare l’attuale sistema in qualcos’altro. Va denunciato e serve un dibattito pubblico. Ma occorre anche sapere l’uso ottimale delle risorse a disposizione e l’uso di modelli innovativi passa necessariamente dalla comparazione e dall’analisi dei dati a disposizione”.
La rettrice della Scuola Sant’Anna di Pisa Sabina Nuti invita a rilanciare il ruolo di apripista della Toscana ed investire in prevenzione. Ricorda come la pandemia sia stata anche occasione di riflessione. Sottolinea quindi come il governo della spesa si fa su più livelli e “non soffermandosi ad un solo tassello, come ad esempio il tetto alla spesa del personale che alla fine spinge a comportamenti opportunistici”. Il direttore alla direzione regionale alla sanità Federico Gelli precisa come il 2022 sia stato ancora pesantemente condizionato dalla pandemia e dall’obbligo conseguente di contenimento della spesa che ha visto peraltro esplodere i costi energetici e impennarsi l’inflazione. Una marcia insomma con il freno a mano tirato.
Il rapporto del Mes
Su circa trecento indicatori di valutazione della sanità toscana nel 2022 il 38 per cento migliora, il 25 per cento è stabile e il 37 per cento peggiora rispetto all’anno precedente. Le criticità maggiori riguardano la salute mentale, le risposte alle richieste di prestazioni ambulatoriali e diagnostiche e l’abbandono non presidiato del pronto soccorso.
Più nel dettaglio, se da un lato si registra un aumento nei tassi di ospedalizzazione per acuti e tasso di accesso al pronto soccorso per codici minori, dall’altro si segnalano criticità nella tempestività di accesso a interventi chirurgici di priorità alta (come per il tumore alla prostata e al polmone, interventi di protesi d’anca, emorroidectomia, colecistectomia laparoscopica e riparazione ernia inguinale). Non migliora neppure la difficoltà a inviare nei reparti i pazienti che devono essere ricoverati entro le otto ore, il cosiddetto ‘boarding’. Buoni invece i tempi di attesa per codice priorità per i pazienti dimessi dal pronto soccorso. Quanto alle visite ambulatoriali e gli esami diagnostici, nel 2022 la Toscana è riuscita a soddisfare le richieste prescritte nel 63 per cento dei casi per le prime e nel 60 per cento dei secondi.
Stabili o in miglioramento gli indicatori che misurano la qualità dei processi clinico assistenziali, tra cui la percentuale di interventi conservativi per il tumore alla mammella, pari all’88%, le colecistectomie laparoscopiche in day hospital o ricovero ordinario da zero ad un giorno che si attestano al 79 per cento. Stabile la percentuale di parti cesarei pari a 18,4 per cento a livello regionale, sebbene in aumento nelle Aziende Ospedaliero Universitarie di Pisa e Careggi. Per le fratture del femore solo il 71 per cento sono operate entro due giorni livello Regione, valore diminuito di otto punti percentuali dal 2019 e con un’ampia variabilità a livello aziendale (dove le percentuali oscillano dal 54 a 100 per cento).
Gli abbandoni in pronto soccorso non presidiati passano dal 2,9 al 3,8 per cento, con punte del 6,3 per cento all’azienda ospedaliera pisana e del 6,9 per cento a Careggi a Firenze. In diminuzione invece le dimissioni volontarie da ricovero.
Cresce l’assistenza domiciliare. Margini di miglioramento possono esserci sulla gestione della cronicità, in particolare per l’accesso ai programmi di promozione alla salute di attività fisica adattata per alcune fasce della popolazione non ovunque presenti o per i percorsi per diabetici e scompensati. Nelle cure palliative il valore del 2022 è ancora inferiore all’obiettivo del 55 per cento e l’appropriatezza nella degenza hospice rimane problematica. La salute mentale rimane un’emergenza, come lo è in tutto il Paese: in peggioramento la tempestività di presa in carico entro sette giorni, la continuità di presa in carico per minorenni e maggiorenni, la tendenza in aumento del tasso di ospedalizzazione dei minorenni per disturbi di salute mentale.
Cresce l’uso degli antibiotici, in particolare quelli in età pediatrica: bene invece, quanto alla spesa farmaceutica, sull’efficienza prescrittiva, rappresentata dal consumo di farmaci a brevetto scaduto e dal minor costo per unità posologica, il che suggerisce un aumento nell’utilizzo dei biosimilari. Aumenta l’autosufficienza regionale nei plasmaderivati per l’albumina.
Cresce anche la sanità digitale: le ricette dematerializzate sono arrivate al 95 per cento, il fascicolo sanitario elettronico è sempre più utilizzato da medici di famiglia e pediatri, in aumento l’uso anche del libretto di gravidanza digitale. Battuta d’arresto, dopo la fase più acuta del Covid, per quanto riguarda le televisite: unica eccezione per le visite di controllo oncologiche.