Agricoltura 4.0, ecco la tecnologia che cura le viti con meno fitofarmaci
Kattivo è il progetto innovativo che abbatte gli sprechi in vigna ed è sostenibile
Una vite curata e sana con molti meno fitofarmaci. E’ l’obiettivo del kit tecnologico KATTIVO, il piano strategico per la messa a punto di una tecnologia all’avanguardia in grado di adattare gli irroratori di trattamenti fitosanitari alla dimensione della vite.
L’agricoltura di precisione potrebbe entrare così nella campagna toscana, per tutelare al massimo la vite e garantire coltivazioni più sostenibili sia dal punto vista economico, per l’enorme riduzione degli sprechi di prodotti, che ambientale, con il drastico abbattimento delle emissioni.
Il piano strategico, finanziato dal PSR Toscana 2014 – 2020 (Fondi FEASR), nasce dal partenariato tra E.R.A.T.A., agenzia formativa di Confagricoltura Toscana, CREA-Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria e il Dipartimento di Scienze e Tecnologie agrarie dell’Università di Firenze. Capofila del progetto è Tenute Ruffino srl, che insieme all’altra azienda partner Società agricola San Felice spa, stanno sperimentando nelle loro vigne la viticoltura di precisione.
Attraverso sensori ed ultrasuoni di ultima generazione, vengono misurati il volume e la densità della chioma della vite. Queste informazioni vengono trasmesse, attraverso un software, agli ugelli a portate differenti che regoleranno così la potenza e la dose della miscela in base alla dimensione della pianta. Il risultato della sperimentazione è un risparmio sensibile di fitofarmaci. L’obiettivo è riuscire a rendere questo kit disponibile per le imprese entro un anno.
“In Italia siamo molto indietro sull’agricoltura di precisione rispetto, ad esempio, ai paesi del nord Europa ed è quindi fondamentale recuperare – spiega Antonio Tonioni, presidente ERATA – Con questo piano strategico vogliamo fare un passo avanti nella ricerca e nella formazione, per investire su una tecnologia che avrà un ritorno nel lungo periodo. Deve cambiare l’approccio culturale delle imprese agricole all’innovazione: non deve essere percepita come un costo nell’immediato, ma come un investimento nel lungo periodo, con benefici che si ripercuotono sull’ambiente, sulla salute e quindi sul lavoro agricolo. L’obiettivo è salvaguardare le produzioni e la loro redditività e, in considerazione della finalità ambientale, i costi della tecnologia potrebbero essere compresi nelle misure del prossimo PSR”. L’agricoltura di precisione è una disciplina che si sviluppa su piani diversi e interconnessi con altre materie, “pertanto – continua Tonioni – è necessaria la formazione a tutti i livelli, dal dirigente a chi materialmente guida il trattore e si interfaccia con il software. Dobbiamo colmare una lacuna formativa attraverso una solida rete di conoscenza di cui ERATA è uno snodo, ma che ha bisogno del supporto istituzionale della Regione Toscana per essere davvero capillare e fruibile e quindi per garantire un vantaggio concreto al settore”.