Con una persona ogni 4 metri quadri i ristoranti di Livorno perderebbero il 60% dei posti esistenti

L’Ufficio studi di Fipe, la Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi, ha calcolato che se si avverassero i rumors sulla distanza da tenere nei locali (una persona ogni 4 metri quadri) i ristoranti italiani perderebbero in media il 60% dei posti di lavoro. Una stima che si basa delle dimensioni medie dei locali. La ristorazione italiana è infatti composta da piccole attività, che hanno in media una superficie di 90 metri quadrati e 62 posti a sedere. Un posto a sedere ogni 0,7 metri quadri, che scende a 0,6 nei locali più piccoli, ma che, con la previsione dei 4 metri quadri di distanziamento tra i commensali, scenderebbe sotto lo 0,3.
“Questa non può essere una soluzione per la riapertura” afferma il direttore provinciale Confcommercio Federico Pieragnoli. C’è bisogno di maggiori spazi all’esterno, di distanze ragionevoli tra i tavoli, di dispositivi di protezione individuale e, se fosse necessario, siamo disponibili a valutare l’installazione di paratie tra un tavolo e l’altro. Ma il governo non può chiederci di mantenere 4 metri quadri di distanza tra commensali perché sarebbe come intimarci di restare chiusi”.
“Già con due metri di distanza tra i tavoli, senza distanziamento tra i commensali allo stesso tavolo, la perdita sarebbe del 30% dei coperti. Una perdita inestimabile visti i profitti già risicati del pre-Covid, ma perlomeno un punto di partenza per iniziare, possibilmente incrementando il dehors. Gli imprenditori non sono allocchi, sanno che se le indiscrezioni sulle misure di distanziamento previste dal governo venissero confermate (ristoranti, bar, stabilimenti balneari ecc.) riaprire non sarebbe un’opzione. Vogliamo aprire per lavorare e non certo per ripartire con le spese e zero ricavi”.
“Resta infatti oscuro – conclude Pieragnoli – su quali sgravi fiscali e contributivi potremo contare per il 2020. Ma, lo ripetiamo, se le imprese non vengono messe in grado di ripartire con misure coraggiose ed eque, lo stato si troverà a non incassare tasse e tributi nemmeno per gli anni a venire, perché di imprese ne rimarranno ben poche”.

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