Binazzi CNA Arezzo: ‘Se e quando arriveranno i soldi, c’è il rischio che non ci siano più imprese.’
Decreto liquidità: ma quale potenza di fuoco?
“Decreto liquidità? Ma quale potenza di fuoco da 400 miliardi… Se e quando arriveranno i soldi, c’è il rischio che non ci siano più imprese”.
Non usa mezzi termini Franca Binazzi, Presidente CNA Arezzo, nel commentare il pacchetto di misure per il credito contenuto nel decreto liquidità. “Le nostre imprese hanno urgenza di liquidità per far fronte alle spese correnti per non far saltare tutta la catena dei pagamenti. Senza liquidità come si possono pagare stipendi, affitti, fornitori? C’è il rischio di mettere in crisi famiglie e altre imprese. A un mese dal fermo deciso dal governo, i tempi non sono secondari per non rischiare il collasso”.
“Non ci sono certezze – precisa la Presidente CNA – neppure per l’automatismo nella concessione dei finanziamenti fino a 25.000 lasciando, di fatto, la valutazione del merito di credito, della durata e delle condizioni applicabili in mano alle banche. Non è sicuro neanche che un’impresa riesca ad ottenere credito aggiuntivo. Il decreto, infatti, prevede che il debitore possa consentire alla banca di non aumentare l’esposizione, ed essendo in posizione di oggettiva debolezza, potrebbe cedere alla richiesta della banca di sostituire posizioni in essere con crediti totalmente garantiti dallo Stato.
Come non restare delusi anche per la dimensione dell’intervento? Lo stanziamento potrà assicurare al massimo 20 miliardi di nuovi crediti pari all’1% del fatturato di tutte le imprese che possono essere garantite dal Fondo Centrale di Garanzia.
Siamo arrabbiati e sconcertati per un intervento annunciato come una potenza di fuoco e poi rivelatosi una trappola di burocrazia, cavilli, paletti; e con noi le tante imprese con cui siamo in contatto tutti i giorni e che confidavano di poter disporre a breve dei mezzi finanziari sufficienti per non essere costrette a chiudere.
Le fasi di emergenza richiedono nuove regole e misure straordinarie invece ci troviamo ancora una volta di fronte ad una montagna di burocrazia, ad una complessità operativa senza senso, che rischia di vanificare l’ammontare delle garanzie e di azzerarne gli effetti costringendo le imprese ad attendere mesi e mesi per ricevere i soldi che aspettano. Senza dimenticare che bisognerà attendere l’autorizzazione da parte della Commissione europea per permettere a Sace e al Fondo pmi di garantire i 400 miliardi di prestiti.
In questo momento, così drammaticamente difficile, i provvedimenti hanno l’obbligo di essere veloci ed efficaci: serve un percorso rapidissimo per mettere a disposizione delle imprese nuovo credito senza burocrazia, senza procedure valutative, a zero interessi, con 24 mesi di preammortamento e 10 anni per la restituzione. Farlo in 6 anni non può essere sostenibile per molte piccole e medie aziende che invece avrebbero bisogno di risorse a fondo perduto per coprire i mancati ricavi provocati dal blocco delle attività produttive: è l’unica soluzione in grado di garantire la sopravvivenza delle imprese, una necessità senza la quale non si potrà nemmeno ragionare della cosiddetta fase 2”.