Robotica, rivoluzione nelle protesi per anca e ginocchio. L’eccellenza parte da Arezzo
Robotica: rivoluzione nelle protesi per anca e ginocchio. In Italia 12 postazioni e già 4500 interventi effettuati. L’eccellenza parte da Arezzo
“Maggiore precisione, movimenti più ampi e protesi più longeve. Queste i principali vantaggi della chirurgia robotica”, spiega il dott. Patrizio Caldora, primario dell’Ospedale pubblico San Donato di Arezzo. Nuove frontiere per la tecnologia e la chirurgia protesica in ortopedia
Tra le moderne innovazioni della medicina, la robotica costituisce una di quelle tecnologicamente più avanzate e l’Italia si è distinta in questo settore. Negli ultimi anni, i due ospedali pionieristici della robotica ortopedica sono stati la casa di cura San Francesco di Verona e il Policlinico di Abano Terme (Padova).
Tre anni fa, i due ospedali pubblici che hanno investito in questo settore e che insieme ai precedenti costituiscono gli ospedali a maggior volume sono la Asl 8 di Arezzo e il Policlinico di Modena. Nell’ambito dell’ultimo anno, le postazioni sono già passate da 4 a 12 totali. Il Sistema Mako, una piattaforma robotica ad alta tecnologia per la chirurgia protesica in ortopedia allo stato attuale è l’unico sistema robotico per la chirurgia protesica articolare totale d’anca, parziale di ginocchio e totale di ginocchio.
“Il presupposto scientifico è che i parametri di precisione con cui la robotica impianta una protesi non siano paragonabili alla semplice visione oculare del chirurgo” spiega il dott. Patrizio Caldora, primario dell’Ospedale pubblico San Donato di Arezzo e consulente scientifico di Tiss’you. “Un chirurgo molto esperto, ossia uno che fa oltre 200 protesi ogni anno, ottiene senza dubbio buoni risultati, in linea con la letteratura mondiale; ma la robotica può dare un valore aggiunto, consistente in una precisione notevolmente superiore, non solo sotto il profilo millimetrico come profondità rispetto all’osso, ma anche per quanto riguarda le cosiddette versioni, ossia le rotazioni su un piano assiale di un’anca; la robotica, infatti, consente sia una più precisa centratura nello spazio delle componenti protesiche, che una più ampia cinematica della protesi”.
In altri termini, il miglior posizionamento consente alla protesi una maggior longevità. Un maggior costo della tecnologia sarà ripagato da un decremento delle revisionia d oggi dovute al mal posizionamento degli impianti. Negli Stati Uniti questo processo è già in atto. In tutto il mondo, tra 20 Paesi, sono state create 490 postazioni Robotiche Mako per la chirurgia robotica articolare di anca e ginocchio. In Italia vi sono 12 di queste postazioni. Negli ultimi 11 anni, nel mondo sono state eseguite 125.000 procedure chirurgiche di protesi totale di anca e parziale di ginocchio, di cui 42.000 solo nel 2017. La protesi totale di ginocchio, introdotta un anno fa, è stata già eseguita nel mondo su 16.000 pazienti. In Italia, primo paese europeo in cui si è installata la robotica, gli interventi complessivi eseguiti con il robot sono 4.500 su oltre 220.000 interventi all’anno, rappresentando ancora oggi una tecnologia di avanguardia poco diffusa.
“Vogliamo sottolineare l’importanza di un sistema paese dove si possono davvero sviluppare progetti con le istituzioni” – sottolinea Marco Miniero. “Vogliamo ringraziare l’Istituto Ortopedico Rizzoli che ci ha messo a disposizione il suo know how per stilare il nostro Algoritmo di Trattamento. Lo IOR avrà la possibilità di utilizzare tale modello e la nostra struttura per lo svolgimento di attività di ricerca e medico-sanitarie. E’ nostra intenzione ascoltare il punto di vista dei medici e le esigenze alle quali la sanità dovrà rispondere nel prossimo futuro”.
LA ROBOTICA E IL PROGETTO DI TISS’YOU – Perché la chirurgia robotica all’interno di una Biological Company? “Le patologie degenerative, soprattutto in campo ortopedico prevedono in una fase finale, l’impossibilità ad essere trattate in maniera conservativa. A questo punto è necessario ricorrere ad un impianto protesico. La chirurgia robotica è senz’altro la scelta migliore per il paziente” risponde Marco Miniero, presidente di Tiss’You.
“Il nostro obiettivo è sempre quello di unire ricerca, sviluppo, produzione di Biomateriali e Medical Device per la medicina rigenerativa con le reali necessità cliniche di ciascun paziente. Lo scopo finale è quello di estendere le opzioni terapeutiche, semplificare le procedure chirurgiche, ridurre i tempi di ricovero e recupero” continua Marco Miniero.
Tiss’You si occupa dunque contemporaneamente sia di ricerca e sviluppo che di produzione nell’ambito delle biotecnologie, in particolare nei campi di ortopedia, chirurgia vertebrale, plastica e vascolare. Si propone di creare dispositivi semplici, a costi sostenibili che permettano di adottarli su larga scala. “Oltre ai dispositivi, grazie all’interdisciplinarietà tra medici e ricercatori, per la prima volta abbiamo creato un vero algoritmo di trattamento” dichiara Miniero. “Grazie a un pool scientifico che ha dettato le Linee Guida per lo sviluppo dei dispositivi, siamo riusciti a far partire la realizzazione degli stessi da esigenze cliniche. Sono così coperte molteplici tipologie di trattamento”. Tra le varie tecnologie ci sono kit per il trapianto di tessuto adiposo, emocomponenti, tessuti per la sostituzione ossea, osseo-cartilaginea e del derma, oltre a future tecnologie per la prevenzione e cura delle infezioni e per l’osteo-integrazione di protesi metalliche.
“Tiss’you, a differenza di tutte le aziende che operano nel settore delle biotecnologie, è la prima realtà con un modello completo, che parte da ricerca e sviluppo per arrivare alle vere necessità del paziente” spiega Paolo Fattori, amministratore delegato di Tiss’You. “Per questo nello stesso complesso ci sono i laboratori, la produzione e la clinica: il dialogo tra ricercatori e chirurghi è così immediato”.
All’interno dell’area produttiva si trova anche il Tiss’You Care, il centro medico simbolo della sinergia tra medici e tecnici, nonché il volano per favorire l’introduzione delle nuove tecnologie nel mondo della medicina. “Il futuro sarà quello di aprire un network di strutture a livello europeo in cui il modello sia replicabile. Il team è molto eterogeneo: è composto da personalità di spicco del mondo accademico nazionale e internazionale, oltreché clinici di altissimo livello” aggiunge Miniero.