50° Amicizia – La storia della Sala da Ballo di Pontassieve
Ricordi e immagini fino al 30 ottobre. Inaugurazione Sabato 15 Ottobre, ore 18 Via Montanelli, 35 – Pontassieve
Il 15 ottobre del 1966 apre la Sala dell’Amicizia, un luogo destinato a segnare la crescita sociale di molte generazioni di pontassievesi. Sabato 15 ottobre 2016 alle ore 17, esattamente 50 anni dopo si inaugura una mostra di immagini e ricordi che ripercorre la storia della Sala (all’interno della Casa del Popolo di Pontassieve in via Montanelli) intrecciandosi con le vicende e i fatti storici che caratterizzarono più epoche a Pontassieve.
La mostra, realizzata e curata proprio da quelle persone che 50 anni fa diedero vita alla Sala dell’Amicizia racchiude materiale e ricordi personali rispolverati per questa occasione e che sarà visitabile a tutti fino al 30 ottobre. Non solo un tuffo nei ricordi, ma una testimonianza per celebrare quel “contenitore sociale” che ha segnato e visto crescere molti giovani di Pontassieve che all’interno si incontravano, ballavano, parlavano.
La fine degli anni sessanta ha rappresentato un periodo di grande trasformazione politica e sociale, sono anni di fermento presupposto di un cambiamento profondo tra le generazioni. Un rinnovamento che portò a ridiscutere i rapporti tra le classi sociali, e tra gli individui, con il riconoscimento di importanti diritti sociali e civili. È in questi anni che inizia la storia di questo luogo e di un gruppo di giovani che in uno scantinato della Casa del Popolo di Pontassieve, diede vita alla “Sala dell’Amicizia”, luogo di musica, incontro e aggregazione, così nominata in omaggio al nascente gemellaggio tra Pontassieve e Znojmo. In quella sala tre generazioni si alternarono, con esigenze diverse che cambiavano come cambiavano i costumi e la società.
Tanti aneddoti, storie personali la caratterizzarono e anche tanti eventi la segnarono, dall’alluvione del 4 novembre 1966 che allagò la sede da poco inaugurata fino all’incendio del 1981, che di fatto mise fine a quell’esperienza.
Nel libro-racconto realizzato per l’occasione – e che sarà disponibile da sabato – alcuni ragazzi di allora hanno voluto lasciare una traccia di quel passato, mossi un po’ dalla nostalgia, ma soprattutto dal desiderio di far conoscere una storia che racchiude una morale capace di lanciare un messaggio. Il ruolo delle Case del Popolo come luogo di incontro e scontro tra generazioni, di aggregazione e protezione sociale, di discussione ed elaborazione politica, oggi è venuto meno, sostituito da relazioni digitali in grado di abbattere le barriere chilometriche, ma responsabili di innalzare barriere fisiche.
Pertanto leggendo questa testimonianza – si legge nel libro – è bello sperare che ancora oggi uno scantinato, magicamente, possa trasformarsi in un luogo di scambio culturale e di aggregazione giovanile e un po’ di musica riesca ancora a mettere tutti d’accordo.