PRATO Fuoco in ditta cinese: 7 morti. Strage annunciata
PRATO – Sono sette le vittime del rogo che si è sviluppato stamani in una ditta cinese al Macrolotto di Prato. Ma, purtroppo, il numero dei morti potrebbe salire dato che due persone sono ferite in maniera grave e visto che ci sarebbero dei dispersi. L’incendio si è sviluppato intorno alle 7 presso il Teresa Moda in via Toscana 63/5. La prima vittima, un uomo, è stata ritrovata intorno alle 9:30 con addosso il pigiama e a piedi nudi. Questo perché nella parte alta del capannone erano stati ricavati i dormitori per gli operai.
Ed ecco perché questa strage era annunciata. A Prato esistono migliaia di ditte dirette da cittadini cinesi mai controllate nelle quali, a dispetto delle norme sulla sicurezza, vengono ricavati dei dormitori/loculi e nelle quali, a dispetto delle norme sul lavoro tanto care ai nostri sindacati, viene sfruttata manodopera clandestina. Uno sfruttamento che è propriamente schiavismo.
Prato, ormai, è una città insicura, in mano a varie mafie (cinese, clan italiani soprattutto appartenenti alla camorra e, si dice, anche russa), senza controlli a tappeto. A Prato servirebbe l’Esercito, ma non per fare due ronde in centro a guardare le vetrine, bensì per scoperchiare l’illegalità che si è impadronita della città di Malaparte. Cinque anni fa l’attuale Giunta vinse le elezioni battendo su questo argomento. Ma da cinque anni a questa parte le cose non sono cambiate.
Anzi, forse sono peggiorate. Infatti, oltre a qualche controllino spot in qua e là, non è stato fatto granché. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti, con questa tragedia che non ha colpito solo la comunità cinese, ma anche tutta la comunità pratese che si stringe nel lutto. Oggi sono morti degli innocenti e chissà quanti ne muoiono quotidianamente in questi laogai pratesi, ma senza che se ne sappia. Chissà quanti schiavi muoiono nelle ditte lager ed i corpi vengono fatti sparire. Chissà se la donna ritrovata in un campo agricolo di Iolo qualche giorno fa non faccia proprio parte di questa categoria di persone.
Ma dare la colpa solo ai mancati controlli è riduttivo. Infatti, quello di Prato è un caso da gestire anche a livello governativo ed europeo. Mancano, infatti, accordi bilaterali con la Cina a causa soprattutto del disinteresse dell’Unione europea e dei vari Governi che si sono succeduti negli ultimi 25 anni.
Oggi non sono morti solo sette cinesi. Oggi è morta definitivamente Prato insieme alla sua dignità umana. Una città quella laniera che senza lottare si è fatta sovrastare da un’illegalità che l’ha portata nel baratro e che l’ha gettata in un pozzo senza fine dal quale ormai non è più possibile risalire. E questo perché non c’è interesse da parte di nessuno di far resuscitare Prato.
Marco Gargini
Twitter: @MarcoGargini