Volontariato, Avis Toscana: “Aiutare gli altri crea nuove competenze, bene che Stato lo abbia riconosciuto”

La presidente Firenze e la pubblicazione del decreto sulla certificazione delle conoscenze: “Ora la vera sfida è creare un’infrastruttura nazionale delle attestazioni”

“Il riconoscimento delle competenze dei volontari è uno strumento prezioso per dare valore all’impegno di tante donne e tanti uomini che offrono energie, tempo, passione e, nel nostro caso, anche sangue e plasma. È un modo concreto per dire che ciò che si apprende aiutando gli altri non resta confinato nell’esperienza di volontariato, ma diventa un patrimonio che arricchisce la persona e l’intera comunità”.

Così Claudia Firenze, presidente di Avis Toscana, commenta la recente pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto interministeriale del 31 luglio 2025 che definisce criteri e procedure per riconoscere e certificare le competenze acquisite dai volontari, rendendole utilizzabili nel mondo della scuola e del lavoro.

“Per la prima volta – ricorda Firenze – il volontariato entra nel sistema nazionale delle competenze, accanto ai percorsi formativi e professionali: un passo avanti che valorizza il ruolo del Terzo Settore e riconosce la dimensione educativa e sociale dell’impegno civico”.

“Questo provvedimento – spiega la presidente di Avis Toscana  – dà forza al lavoro quotidiano di associazioni come la nostra, che da sempre accompagnano le persone in percorsi di crescita e partecipazione. Competenze come la collaborazione, la comunicazione, la gestione del tempo e la responsabilità nascono facendo volontariato e ora possono essere finalmente riconosciute come parte integrante del bagaglio formativo di ciascuno”.

Il decreto affida agli Enti del Terzo Settore il compito di guidare i volontari nel percorso di individuazione e attestazione delle competenze, rafforzando il legame tra solidarietà, cittadinanza e comunità.

“Ora – conclude la presidente di Avis Toscana – la vera sfida è creare un’infrastruttura nazionale unica per registrare le attestazioni, così da garantire uniformità e accessibilità in tutto il Paese. È il passo necessario per dare piena dignità al sapere che nasce dal dono e trasformare la solidarietà in competenza condivisa”.

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