Non profit e economia sociale: la Toscana riparte da qui
C’è un settore che negli anni della crisi non si è fermato, che al contrario ha visto crescere valore e numero di occupati: è l’economia sociale, composta da un ampio panorama di soggetti quali cooperative sociali, associazioni, fondazioni ed altri organismi non profit. A certificarlo è il censimento presentato ieri da Istat, in occasione del convegno del 16 aprile su Non Profit in Italia. Quali sfide e quali opportunità per il Paese. In Toscana, secondo i dati elaborati da reteSviluppo, sono circa 24 mila gli enti rilevati nel 2011, per un numero di occupati pari a 41.913, cui si vanno ad aggiungere quasi 19 mila lavoratori esterni ed oltre 432 mila volontari.
Rispetto al 2001 il settore ha fatto registrare una crescita straordinaria sia per gli occupati (+37%) sia per il numero di volontari (+44%), grazie al ruolo sempre più centrale che il non profit sta assumendo, al fianco delle Pubbliche Amministrazioni, nell’erogazione di servizi pubblici e, in particolare, nel potenziamento di quel welfare di prossimità che rappresenta il vero valore aggiunto di quelle realtà impegnate in particolare nei settori sociale, sanitario e dell’educazione, ambiti in cui si concentra circa l’80% dell’occupazione non profit nella nostra regione e che, nel periodo 2001-2011, hanno registrato il maggiore incremento di occupati.
La Toscana, insieme a Trentino-Alto Adige, Umbria e Marche risulta tra le prime regioni in Italia per numero di volontari impegnati. Proprio il volontariato risulta essere, per molte di questa realtà, un primo momento di contatto e formazione per giovani che poi trovano opportunità di lavoro in cooperative sociali, associazioni e altri enti non profit presso cui in precedenza hanno operato in veste di volontari. Nella nostra regione si riscontra un forte aumento dei volontari nelle province di Lucca (+59%), Siena (+62%) e Arezzo (+50%). I settori maggiormente interessati dalla crescita del numero di volontari sono quelli che riguardano le attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento (+58%), l’istruzione (+104%) e le attività professionali, tecniche e scientifiche (+188%), seguendo un trend di crescita che rispecchia il dato nazionale. È interessante notare anche il boom di volontari impiegati nel non profit nelle province di Firenze, Prato e Grosseto in attività professionali, tecniche e scientifiche (con valori che nel 2011 triplicano o quadruplicano quelli del 2001).
Nel panorama nazionale la Toscana, secondo i dati analizzati da ReteSviluppo – istituto ricerca Spin off dell’università di Firenze – si pone inoltre in una posizione di avanguardia per quanto riguarda il rapporto tra addetti, volontari e popolazione del territorio. Se scomponiamo il dato a livello provinciale, osserviamo che il maggior numero di occupati nei settori del no profit, rispetto alla popolazione di riferimento, si trova nelle province di Arezzo e Siena, seguite da Massa-Carrara e Pisa. Il quadro cambia lievemente rispetto al numero di volontari; se da un lato si conferma una quota elevata per la provincia senese, dall’altro vediamo una maggiore presenza di volontariato nelle province di Firenze e Lucca.
In Toscana il settore del non profit si mostra quindi vitale e pronto ad affrontare le sfide che il Governo Renzi gli affiderà nei prossimi mesi. Secondo quanto afferma il Ministro del Lavoro Poletti l’economia sociale non deve essere più intesa “come un elemento che arriva a posteriori a riparare i danni sociali prodotti, ma come un protagonista che interviene dall’inizio ed evita che i problemi si producano”. Nel corso degli ultimi anni le cooperative sociali, le associazioni e tutti gli altri soggetti del settore hanno svolto un fondamentale ruolo ‘cuscinetto’ rispetto alle forte tensioni presenti nel Paese e nella nostra regione a livello economico e all’interno del mercato del lavoro. L’economia sociale ha mostrato una maggiore resilienza all’attuale quadro congiunturale, coniugando crescita economica, occupazione e solidarietà.
Alla fine dell’attuale crisi economica probabilmente le strutture economiche ed il modo di fare impresa saranno totalmente cambiati rispetto a come eravamo abituati a conoscerli soltanto 6 anni fa. Occorre tuttavia guidare tali cambiamenti; nel quadro delineato, l’impresa sociale può assumere un ruolo forte nell’intraprendere un sentiero di crescita per la Toscana e per l’Italia votato alle sfide dell’innovazione ma attento ai bisogni delle fasce deboli.