Museo del Novecento: un inizio 2019 all’insegna dell’arte tutta italiana
Come capita spesso, il primo dell’anno è qualcosa di molto simile alla domenica, per cui, da una parte c’è sicuramente la tristezza dell’indomani (un giorno di lavoro che rigetta nel trantran quotidiano) e la voglia di godersi quelle 24 ore (dico 24 ma so che possono essere tranquillamente 12, 6, 4 ore, a seconda della durata dei bagordi o di postumi vari) prima del “nuovo disgelo”. Ecco, in una città come quella di Firenze, le occasioni non mancavano per farsi venire in mente qualcosa. In questo caso, il pomeriggio è stato speso all’insegna della cultura, nella voglia di trovarsi di fronte ad opere d’arte in un contesto storico e architettonico nel complesso di Santa Maria Novella. Il Museo del Novecento faceva proprio al caso nostro: arte contemporanea, preferibilmente italiana, che dialoga con una tradizione moderna e, inevitabile, rinascimentale.
Le mostre che il museo ospitava erano di varia natura: dal disegno contemporaneo, alla scultura, alle istallazioni. Si parte proprio da Gianni Caravaggio che con due sculture site specific inaugura la visita. Un pezzo di granito con zucchero a velo in una sala e un intrico di fili da pesca che costruisce una sorta di nuvola appoggiata a terra. La semplicità delle due sculture si affaccia sulla complessità del progetto nella sua profondità.
Nella sala successiva, per rimanere a tema col periodo, vengono mostrate le varie interpretazioni della natività ad opera dellagrande Maria Lai, i cui fili, le cui tessiture e altri materiali (come pietre, lamina, polvere argentata) sono spunti per raffigurare varie natività che simbolicamente rimangono ancorati alla tradizione, ma le cui innovazioni tecniche, donano una nuova vita ai temi classici, senza tempo.
La temporanea Il disegno del disegno ruota tutta attorno al concetto di disegno, segno, tratto, interpretazioni della superficie, della forma stessa, senza riportare il disegno ad un significato altro da sé.Esso significa già ed esclusivamente per se stesso, come una sorta di autoreferenzialità aperta. La rassegna di nomi è ampia (Massimo Bartolini, Antonio Catelani, Emanuele Becheri, Chiara Camoni, Andrea Santarlasci, Paolo Meoni, Giulia Cenci; paolo Guaita, Margherita Moscardini) come è ampia la scelta delle tecniche e delle prospettive in dialogo.
Sempre nell’ambito del contemporaneo, Francesco Carone con Campo Aperto, in cui istallazione e raffigurazione combaciano con ironia, come nell’opera Les Lesbiennes (titolo previsto prima de I fiori del male di Baudelaire), in cui viene raffigurato il titolo su una transenna, graffiante critica dei costumi da parte dell’artista. Degna di nota, la temporanea su Medardo Rosso con sei sculture e la collezione Raccolta Alberto Ragione.
Se si cerca la fantasia, lo stupore, il gusto e la sorpresa, il passaggio al Museo è dovuto per ricominciare l’anno con una nuova carica di immaginazione e visionarietà.