La mostra “Pietre di Paragone” di Dario Longo: tra tempo e natura
Dall’ascolto della leggenda della Pieve di Furfalo viene da pensare alla costruzione teorica di Tommaso d’Aquino sulla pietra filosofale, alla trasformazione della pietra in metallo degli antichi alchemici ed anche ad un titolo da attribuire a posteriori alle rovine della pieve: “La Grande Opera”, quale risultato del mutamento che qui a Furfalo possiamo osservare e che è avvenuto a causa dell’azione trasformatrice del tempo e della natura.
Però non ci possiamo fermare alle leggende anche se affascinanti, né trascurare l’evoluzione del pensiero: qui ed ora si ammira e si osserva la Pieve di Furfalo.
Ciò che balza all’evidenza sono le pietre, scomposte ma in realtà misteriosamente ordinate secondo una loro regola. Quelle che abbiamo posizionato in equilibrio su esili steli, in parte fuse nel metallo, in parte forate al loro interno, sono le pietre di paragone e cioè, per definizione “il metro di giudizio, il termine di confronto”.
La pietra di paragone qui è in equilibrio precario e si contrappone alla solidità della costruzione della pieve che, nonostante i secoli, ci ha lasciato in eredità un’apertura, un portale dai solidi pilastri, una visione sulla natura incorrotta.Il nostro sguardo attraverso quella porta e attraverso le “pietre di paragone” non ci lascia alternative: il dominio della natura nel tempo. Il nostro tesoro è vicino, lo stiamo guardando.
Riccardo Gorone
Servizio fotografico di Sandro Nerucci