La mostra collettiva Bad Consumers a cura di Paolo Tarsi a Genova

Dal 12 luglio la mostra che si svolgerà a Palazzo Ducale è all'interno della rassegna "Nuove idee in transito"

01. Bad Consumers Fronte L’esposizione anticipa l’uscita di A Perfect Cut in the Vacuum, il nuovo album del musicista, compositore e produttore Paolo Tarsi, frutto della collaborazione con figure di primo piano provenienti da formazioni di culto quali Kraftwerk, Tangerine Dream, Neu!, King Crimson, Afterhours, Tuxedomoon, Ulan Bator, Henry Cow, National Health, fino a stretti collaboratori di David Bowie, Brian Eno, Bryan Ferry (Roxy Music) e di band come Radiohead, Faust e Soft Machine.
La mostra, che verrà inaugurata con un live dello stesso musicista, racchiude partiture grafiche del compositore senigalliese così come video-opere, artwork e videoclip realizzati da artisti di fama internazionale per accompagnare la sua musica. Tra questi l’ex Kraftwerk Emil Schult (Elektric Music, Coldplay), Roberto Masotti (Cramps Records, Ecm), Luca Domeneghetti, Emiliano Zucchini, Roberto Rossini e Ahmed Emad Eldin, autore della cover dell’album The Endless River dei Pink Floyd.

Il Concept
«Si fa presto a dire che la musica su supporto fisico è morta. Continue ristampe, per non parlare poi della rinascita del vinile, ci propongono un’overdose di nuove uscite discografiche in vari formati. Più musica di quanta potremmo mai non solo ascoltare, ma persino prendere in considerazione. Ed è paradossale avere a disposizione – gratuitamente! – un’offerta così ampia in un momento in cui abbiamo perso quasi completamente la capacità di dedicarci all’esperienza dell’ascolto senza fare altro. Perché, se ci si fa caso, il massimo che riusciamo a concederci è un sentire distratto, quasi pornografico, dove i tempi di valutazione di un nuovo brano durano meno di un clic per una preview.
Ed ecco il punto. Non siamo più padroni di niente – si può possedere uno streaming? –, ma semplici utenti di un mercato bulimico che sta sostituendo la qualità con la quantità. Ed è bene chiarirlo una volta per tutte: ciò che in rete è gratuito ha in realtà un prezzo molto alto. Nell’epoca della sharing economy a pagare il conto sono i musicisti stessi, in un quadro ben più ampio che ha colpito duramente estese fasce e varie categorie di lavoratori. Volendoci limitare al nostro settore, accade così che i padroni della rete si impossessano di qualcosa creato da altri, gli artisti, senza condividere equamente con quest’ultimi i propri profitti.
La musica nella sua forma liquida è utilissima se affiancata al formato fisico, quasi inutile e persino dispersiva, per via della sua inconsistenza, se isolata da quest’ultimo. Perché un file nella nostra memoria dura meno di un respiro. Stringere tra le mani un disco vero, vederlo davanti a sé, aiuta invece a ricordare ciò che esso contiene.
Certo, non sono mancati passi falsi in questo cammino. Da quando negli anni Ottanta si è deciso di trasferire la musica dal vinile al Cd, si è privilegiato un supporto fragile, venduto inizialmente a un prezzo molto più alto benché gli oneri di produzione fossero minimi rispetto a quelli del vinile. Inoltre la possibilità di scorporare ed estrapolare le singole tracce ha dato impulso al fenomeno della libera condivisione in rete di dati digitali tramite programmi di file sharing come Napster o software open source quali eMule, segnando un punto di non ritorno. È anche vero però che la tecnologia ha introdotto una grande libertà per tutti di esprimersi e l’opportunità di produrre in casa dei progetti in una maniera impensabile fino a non molto tempo fa. Lo si vede non solo nella musica, ma anche nei video e nella fotografia, dove se fino all’altro ieri erano indispensabili attrezzature costose e una certa competenza, oggi ‘basta’ un telefonino. Dal lato inverso, è altrettanto vero come tutto questo abbia generato probabilmente più proposta che richiesta, lasciando molti fruitori quantomeno disorientati.»

dalla prefazione al libro “L’algebra delle lampade” (Ventura, 2018) di Paolo Tarsi

Biografia

20160622 paolo tarsi ph luigi angelucci 430x323 Paolo Tarsi (Senigallia, 1984) è autore di musica elettronica e cameristica, scrive per il teatro e la video-arte lavorando regolarmente con film-maker, gallerie e musei d’arte contemporanea. Dopo gli studi di pianoforte, organo e composizione, nel 2012 consegue il Certificate of Advanced Studies (CAS) in musica elettronica e sound design presso il Conservatorio della Svizzera Italiana di Lugano, in collaborazione con il MAXXI di Roma. Si specializza quindi nella composizione con il premio Oscar Luis Bacalov e pubblica l’album “Furniture Music for New Primitives” (Cramps/Rara, 2015), accolto unanimemente dalla critica come uno dei dischi più belli di quell’anno, seguito dall’Ep “Petite Wunderkammer” (Coward, 2016) e “Loops in Cage” (Bau, 2017).
Apprezzato da Rado ‘Bob’ Klose dei Pink Floyd e da Klaus Röder dei Kraftwerk, collabora con il chitarrista Paolo Tofani nel progetto AREA Open Project, con musicisti provenienti dall’avanguardia colta, così come dalla scena elettronica, jazz e rock (Esecutori di Metallo su Carta, Robin “Scanner” Rimbaud, Fauve! Gegen A Rhino, Area International POPular Group, Andrea Tich, Calibro 35, Litfiba, CCCP, CSI, Diaframma).
Le sue composizioni sono state eseguite in luoghi di culto della musica contemporanea come lo Spectrum di New York e ha realizzato musiche per video-opere e installazioni presentate al Musma di Matera, alla Herbert Art Gallery & Museum di Coventry (UK) e all’ultima edizione dell’Athens Digital Arts Festival. Suoi articoli di carattere musicologico sono apparsi su pubblicazioni specialistiche e ha svolto attività di critico musicale per numerose testate (tra cui “Alfabeta 2”, “Artribune” e “Il giornale della musica”). Nel 2018 ha raccolto i suoi scritti in un libro dal titolo “L’algebra delle lampade”, edito da Ventura. Tra il 2014 e il 2015 ha curato la rassegna di musica e arte contemporanea “Contemporary Jukebox”. Attualmente sta ultimando al Farmhouse Studio di Rimini l’atteso ritorno discografico con un doppio album, dal titolo “A Perfect Cut in the Vacuum”, in uscita per la sua nuova etichetta Anitya Records e distribuito da Acanto.

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