FIRENZE – Il Forum di Etica civile si chiude con la firma del “Patto tra le generazioni”
Nella mattinata finale gli interventi di Marco Tarquinio (Avvenire) ed Enrico Giovannini (ASVIS), che lancia un appello al presidente del Consiglio Giuseppe Conte: “Cambiamo nome al CIPE per cambiare le politiche di sviluppo. Non ci devono essere altre ILVA nel futuro delle nuove generazioni”.
Si è conclusa con la firma del “Patto tra le generazioni” da parte di tutti i 20 soggetti promotori la terza edizione del Forum di Etica civile svoltosi a Firenze, ieri e oggi. Sono stati quasi 200 i partecipanti giunti da tutta Italia a questo che è il momento culminante di un percorso fatto di diversi eventi sul territorio nei mesi scorsi.
“Verso un patto tra generazioni: un presente giusto per tutti” era il titolo della due-giorni fiorentina che ha appunto messo a tema le questioni legate al rapporto intergenerazionale, nelle sue implicazioni sociali, economiche e politiche.
Ieri, dopo i saluti delle autorità e l’introduzione di Simone Morandini, coordinatore del Forum, sono intervenuti Alessandro Rosina, Benedetta Tobagi e mons. Erio Castellucci.
Il primo, docente di Demografia alla Università Cattolica di Milano, ha evidenziato la rapidità con cui cambiano, da una generazione all’altra, le mappe per orientarsi e ha sottolineato che “avere sempre meno giovani, più demotivati e messi ai margini – come succede nel nostro Paese – significa inevitabilmente condannarsi ad avere meno crescita e meno coesione sociale”.
Benedetta Tobagi, giornalista e scrittrice, nella sua “meditazione civile” ha riflettuto su che cosa significa dover gestire, a livello personale e sociale, l’eredità di un’ingiustizia. E’ il caso del rapporto tra le generazioni. “Come ci rapportiamo con le ferite del passato? Che cosa facciamo delle macerie? Come ci rapportiamo al male fuori e dentro di noi? Spesso si tratta di eredità pesanti e irrisolte, ma da accogliere camminando sulle orme di chi ci ha preceduto con coraggio e responsabilità. Purtroppo oggi sono sempre meno i soggetti capaci di porre questioni radicali in modo non violento”.
Mons. Erio Castellucci, arcivescovo-abate di Modena-Nonantola, ha offerto una riflessione sul rapporto tra le generazioni in ottica teologica: “L’etica civile – ha affermato tra l’altro – è generativa e gravida di futuro. Le nuove generazioni portano esempi di maturazione di un’etica di questo tipo: il rispetto per le abilità differenti, la creatività artistica, l’attrazione per la promessa di relazioni autentiche”. Riferendosi all’episodio biblico del diluvio universale, ha concluso che “per fermare il diluvio dell’egoismo oggi serve un nuovo arcobaleno tra il cielo dell’etica e la terra della tecnica”. Le tre relazioni hanno poi offerto numerosi spunti ai 10 gruppi di discussione incaricati di preparare il “Patto” sulla base di alcune Premesse elaborate prima del Forum.
Questa mattina, prima di una tavola rotonda in cui sono state presentate alcune buone pratiche sul tema del rapporto tra le generazioni, sono intervenuti Enrico Giovannini, portavoce di ASVIS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile), e Marco Tarquinio, direttore di Avvenire.
Oltre a ribadire la richiesta, già avanzata da ASVIS, che nella Costituzione italiana venga inserito un impegno per la tutela dell’ambiente, della biodiversità e dello sviluppo sostenibile, “che sono chiaramente valori etici di giustizia intergenerazionale”, Enrico Giovannini ha anche lanciato un appello al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte: “Chiedo a Conte un atto di coraggio e di intervenire domani in Parlamento quando si voterà un emendamento al decreto clima. Come ASVIS abbiamo proposto di cambiare nome al CIPE, un organismo da cui passano tutti gli investimenti pubblici e che si chiama così perché viene da un’idea di programmazione del futuro puramente economica, senza considerare gli aspetti sociali e ambientali. Se ne parla da tempo ma la resistenza dei funzionari e dei partiti deriva dalla consapevolezza che se cambia il nome deve cambiare anche il modo di pensare alle politiche. Non è una questione formale, è una questione di giustizia intergenerazionale. Non vogliamo più ILVA nel nostro futuro e nel futuro dei giovani”.
Dal canto suo, Marco Tarquinio ha denunciato “la costruzione di un sistema di isolamento delle persone. Si rompono le reti che costruiscono solidarietà. Siamo dentro a un progetto che costruisce solitudini, che spesso mette gli uni contro gli altri. Persi i valori, sono rimasti gli interessi. E anche la delicata questione migratoria c’entra anche con il rapporto tra le generazioni. Il nostro Paese continua a invecchiare e lo fa con un mix di nostalgia e di paura, anziché guardare al futuro. Un futuro che ci raccontano anche i giovani che arrivano da altri Paesi”.
Nelle conclusioni il Coordinamento di Etica civile ha sottolineato come il Forum ha rappresentato un momento di superamento della solitudine civica che molte realtà sperimentano nel loro agire quotidiano, un’occasione di incontro che ha consentito di superare reciproci stereotipi tra le generazioni, con l’auspicio che dal Forum nascano inedite collaborazioni tra i soggetti promotori e i molti partecipanti che lo hanno animato.