Da Palladino al Pioli-bis: come cambia la Fiorentina 25/26
L’avventura di Raffaele Palladino sulla panchina della Fiorentina è durata solo un anno. Poi, divergenze con la società hanno fatto cambiare i piani dell’ex allenatore del Monza. Al suo posto è arrivato Stefano Pioli, tecnico viola già dal 2017 al 2019. Corsi e ricorsi che in un modo o nell’altro fanno cambiare pagina e pelle alla Fiorentina, tanto dal punto di vista tecnico, ma anche tattico, sia nella gestione della squadra che nelle gerarchie della rosa. Da un punto di vista del modulo la viola passerà dal 3-5-2 adottato in pianta stabile da Palladino, l’avvento dell’ex allenatore del Milan segnerà una svolta netta: si passerà a un 4-2-3-1 che porterà con sé un’identità di gioco differente, fatta di maggiore verticalità, intensità offensiva e un ruolo più centrale degli esterni offensivi.
Come gioca la Fiorentina di Raffaele Palladino
Da esordiente con il Monza a giovane fenomeno della panchina, Palladino ha conquistato tutti. Un solo anno in viola però, con il sesto posto conquistato in campionato (e la qualificazione in Conference League), e la semifinale di Conference poi persa contro il Betis Siviglia. Un ottimo campionato giocato con il 3-5-2 in campo, che è diventato il suo marchio di fabbrica. Un modulo che rifletteva la filosofia dell’ex tecnico del Monza: solidità difensiva, densità in mezzo al campo e ripartenze rapide. La squadra si presentava spesso con una linea a tre composta da centrali strutturati e abili nell’impostazione bassa, affiancati da due quinti di centrocampo molto coinvolti in entrambe le fasi: larghi in costruzione, ma pronti a stringere per difendere. Il centrocampo a tre dava equilibrio, permetteva ai due mezzali di inserirsi negli spazi senza perdere copertura e garantiva un buon controllo del ritmo. In fase offensiva, la Fiorentina tendeva a sviluppare il gioco per vie centrali, sfruttando gli automatismi tra i due attaccanti, con uno tecnico e mobile che aiutava l’altro, più fisico e terminale delle azioni offensive. L’idea era quella di mantenere la squadra corta e compatta, senza esporsi troppo. Un approccio funzionale ma a volte poco brillante in termini di produzione offensiva, soprattutto contro squadre chiuse.
Il mercato
Con Stefano Pioli al timone, la Fiorentina cambia pelle fin dalla fase difensiva. Davanti al portiere non più tre giocatori ma la classica difesa a quattro, probabilmente con un 4-2-3-1 come modulo base. In generale Pioli vuole compattezza tra difesa e mediana, pressing alto, rotazioni offensive continue e un utilizzo attivo degli esterni d’attacco. Il vero cambiamento sarà nella fase offensiva: Pioli vuole un trequartista dietro la punta che non solo possa costruire il gioco d’attacco ma sia in grado di inserirsi in area e segnare. E naturalmente, come ha dimostrato l’esperienza vincente al Milan, vuole esterni alti capaci di saltare l’uomo e offrire assist alla punta, in questo caso Moise Kean che già l’anno scorso ha dimostrato di sapersi calare bene all’interno di una realtà come quella della squadra viola. Quest’anno potrebbe ancora essere il suo momento perché complice la presenza dei tanto attesi Mondiali a fine stagione, Moise Kean sarà invogliato ancora di più a fare bene e come suggeriscono le quote sul capocannoniere di Serie A è già da oggi uno dei papabili vincitori della classifica marcatori al fianco di Lautaro Martinez e Romelu Lukaku. In sostanza Pioli privilegia un gioco più verticale e diretto, fatto di rotazioni tra i quattro davanti, scambi rapidi e tagli profondi. L’obiettivo non è solo il possesso, ma il controllo dell’inerzia della partita attraverso la pressione costante e la ricerca veloce della porta. Cambierà molto il volto della Fiorentina, quindi, passando da un gioco equilibrato e paziente ad un atteggiamento più spregiudicato, con un’identità offensiva marcata e ritmi più alti.