Crisi del latte, Confagricoltura e Cia Toscana: “Rischiamo di restare senza stalle”

“A causa del continuo aumento dei costi e di un prezzo di vendita, di 0,36 al litro, assolutamente non remunerativo né in grado di coprire le spese, il rischio è di veder chiudere la maggior parte delle stalle della Toscana e perdere circa il 70 per cento della produzione di latte vaccino”.

Così Marco Neri, presidente di Confagricoltura Toscana, riporta l’attenzione sull’emergenza-latte a margine di un tavolo di crisi che ha coinvolto Cia Agricoltori Italiani della Toscana, Confagricoltura Toscana e la vicepresidentessa della Giunta Regionale e assessora all’agricoltura Stefania Saccardi.

La zootecnia toscana, come in tutta Italia, è messa in grave pericolo dal forte aumento dei prezzi di mangimi, materie prime, mezzi tecnici e dell’energia necessaria all’attività, mediamente tra il 30 e il 50 per cento in più. Impossibile da sostenere per un territorio che produce 550 mila quintali di latte e ha già perso il 15 per cento delle proprie stalle negli ultimi 15 anni per via della crisi. Con effetti devastanti sull’intero sistema alimentare e sul territorio, che rischierebbe il degrado e lo spopolamento, con posti di lavoro che verrebbero a mancare sia in maniera diretta che nell’indotto. 

“Con costi di gestione così alti – prosegue Neri – è impossibile andare avanti. Chiediamo quanto prima che vengano valutate tutte le modalità di sostegno pubblico al settore e prezzi di vendita adeguati dopo che gli ultimi accordi sono stati disattesi, visto che a valle della filiera, gli industriali dei formaggi e la grande distribuzione registrano vendite positive sia di formaggi che di latte spot. A breve termine è necessario trovare risorse per garantire la sopravvivenza delle stalle rimaste: in questo saranno decisivi sia l’intervento pubblico che la sensibilità degli istituti bancari nel sospendere il pagamento dei tassi d’interessi su finanziamenti e prestiti, in questo momento gravosi da sostenere. Nel lungo periodo, invece, si dovrà intraprendere un percorso, stavolta virtuoso, che coinvolga tutta l’industria e porti a innalzare il posizionamento del nostro prodotto, basato sulla qualità e la tipicità territoriale”. 

Per farlo – rimarca Luca Brunelli, presidente di Cia Toscana – stavolta serve l’unità d’intenti che in passato è sempre mancata. E’ necessario agire in modo unitario, il mondo agricolo e le istituzioni. Da anni non riusciamo a dare reddito alla nostra produzione né a trovare un interlocutore affidabile che garantisca il mantenimento di determinati patti. Non c’è dialogo sufficiente e ogni accordo viene disatteso, in questo ci aspettiamo un cambiamento perché se ieri la situazione era drammatica, oggi è insopportabile. Le agricolture toscane creano presidio territoriale che è una ricchezza per tutta l’Italia, vanno preservate con indirizzi e progettualità che finora sono mancati”. 

“Le attività di allevamento e zootecnia sono fondamentali sia per il prodotto di grande valore che per la conservazione del territorio – conferma l’assessora Saccardi –. Purtroppo, solo un paio di soggetti della grande distribuzione hanno rispettato l’ultimo accordo sul prezzo del latte alla stalla, con gravi implicazioni per tutti i lavoratori. La Regione è aperta a ricevere le proposte concrete di agricoltori e allevatori e a sostenerli attraverso i propri uffici affinché abbiano la possibilità di accedere alle risorse pubbliche, quelle del Pnrr in primis, disponibili in tempi brevi”.

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