Carne coltivata, Coldiretti Toscana: dopo legge Italia ora UE guarda con preoccupazione a cibi artificiali

In Toscana, a sostegno della petizione popolare promossa da Coldiretti, sono state raccolte 35 mila firme mentre sono 100 i consigli comunali che hanno deliberato a favore proposta legge contro cibo sintetico

Anche l’Europa ora guarda con preoccupazione alla carne coltivata. L’Italia, che sulla spinta della battaglia di Coldiretti è stato il primo paese al mondo ad approvare una legge che vieta la produzione e commercializzazione di alimenti e mangimi sintetici guida l’alleanza dei paesi UE che sono pronti a chiedere una “moratoria” sul consumo e la produzione della “carne coltivata” per motivi di tutela della salute, etici, economici e ambientali in caso di votazione. A dirlo è Coldiretti Toscana nel commentare il risultato della discussione del Consiglio Agricoltura e Pesca dell’UE sulle preoccupazioni relative alle produzioni di alimenti in laboratorio.

Le lecite perplessità ed i timori denunciati da Coldiretti che ha raccolto a sostegno della petizione popolare si fanno largo tra molti paesi  confermando il ruolo di apripista dell’Italia che è leader mondiale nella qualità e sicurezza alimentare, nelle politiche di tutela della salute dei cittadini. La Toscana è stata tra le prime regioni italiane a scendere in campo nel dicembre 2021 raccogliendo nei mesi successivi 35 mila firme ed il sostegno di 100 amministrazioni comunali che, trasversalmente, hanno deliberato a favore della proposta legge contro cibo sintetico oltre a parlamentari ed il mondo dell’economia regionale. Storico resterà il patto della bistecca con il Governatore Eugenio Giani, la vice presidente Stefania Saccardi ed il sindaco di Firenze, Dario Nardella che avrebbero portato, pochi mesi dopo, al sostegno all’unanimità da parte del consiglio regionale. Un tema, quello del cibo Frankenstein, che vede contrari sette italiani su dieci (70%) perplessi sugli effetti a lungo termine sulla salute umana e sull’ambiente.

“La diffidenza si è diffusa in Europa  dopo l’approvazione della legge italiana, voluta e sostenuta da Coldiretti, che poggia la sua solidità sul rispetto di quel principio di precauzione che significa tutelare la salute dei cittadini. – spiega Letizia Cesani, Presidente Coldiretti Toscana –Nessuno ad oggi conosci gli effetti e le conseguenze di alimentarsi con prodotti artificiali creati in laboratorio tramite ingegneria genetica e biologia sintetica tanto che, a Singapore, se vuoi consumare pollo in vitro, devi firmare una liberatoria per sollevare ogni responsabilità il ristorante. La nostra battaglia, che è oggi una battaglia di tutta l’Italia, si sposta ora in Europa dove abbiamo avuto il merito di porre per primi una serie di dubbi e preoccupazioni alla vendita di composti artificiali che promettono di salvare il mondo ma che vogliono stroncare il secolare rapporto tra uomo, terra, ambiente e cibo. Al nostro fianco non ci sono solo agricoltori ed allevatori ma un intero Paese”.

Hanno infatti garantito supporto alle preoccupazioni contenute nella nota presentata dal Consiglio Agricoltura e Pesca dell’UE per la discussione – riferisce Coldiretti Toscana – Austria, Bulgaria, Croazia, Cipro, Francia, Grecia, Ungheria, Italia, Lituania, Lussemburgo, Polonia, Portogallo, Slovacchia e Spagna mentre altri non intervenuti nel corso della discussione avevano garantito supporto scritto (Cechia, Malta e Romania). In caso di eventuale voto – precisa Coldiretti Toscana – questo gruppo di Paesi, senza considerare tra l’altro quelli non intervenuti nel corso della riunione, rappresenterebbe già una maggioranza qualificata (17 paesi e 67,45% della popolazione) sul totale dei 27 dell’Unione.

La Commissaria alla salute e sicurezza alimentare, Stella Kyriakides, peraltro – riferisce Coldiretti Toscana – è intervenuta per sottolineare che sono legittime le preoccupazioni espresse da molti paesi sulle questioni sociali, ambientali e etiche, in quanto sono disponibili ancora troppi pochi dati in termini di emissioni, impatti ambientali o prezzi. La Commissione, infatti ha chiesto all’EFSA di aggiornare le linee guida proprio per integrarle con le recenti informazioni scientifiche sui cibi sintetici.

Per Coldiretti Toscana “la presa di posizione di un numero crescente di Paesi è una risposta all’esigenza di avere analisi di impatto univoche da parte della ricerca pubblica ed evitare di trasformare i cittadini in cavie umane, come per primi abbiamo chiesto”. La crescente diffidenza conferma infatti la necessità di rispettare il principio di precauzione di fronte ad una nuova tecnologia con molte incognite che rischia di cambiare la vita delle persone e l’ambiente che ci circonda. “La sfida che la Coldiretti lancia alle istituzioni europee è che i prodotti in laboratorio nei processi di autorizzazione non vengano equiparati a cibo ma bensì a prodotti a carattere farmaceutico. Queste nuove pratiche – conclude la presidente regionale, Letizia Cesani – includono la produzione di alimenti utilizzando la tecnologia delle cellule staminali con la necessità di evitare rischi per la salute dei consumatori”.

Nel documento condiviso dalla maggioranza qualificata di paesi si legge che – riferisce la Coldiretti – “prima di qualsiasi autorizzazione i Paesi sostenitori chiedono  alla Commissione  di avviare una consultazione pubblica sui cibi a base cellulare” che “non possono mai essere chiamati carne” e pongono “questioni etiche, economiche, sociali e ambientali, nonché sulla nutrizionali e di sicurezza sanitaria” rimettendo in discussione il quadro normativo attuale che risulta inadeguato anche perché queste nuove pratiche includono la produzione di alimenti utilizzando la tecnologia delle cellule staminali con la necessità di evitare rischi per la salute dei consumatori. Lo stop da parte della maggioranza di paesi dell’Unione Europea è coerente con il fatto che la UE – conclude la Coldiretti Toscana – ha già deciso di vietare gli alimenti prodotti da animali clonati e da oltre 40 anni la carne trattata con ormoni che vengono utilizzati invece nei bioreattori per la produzione di cibi artificiali per i quali si chiede di non usare il termine “carne coltivata”, ritenuto fuorviante anche dal rapporto Fao/Oms che suggerisce di chiamarli “cibi a base cellulare”.

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