Allo Spazio Alfieri dal 19/10 in esclusiva “Il Saluto” a 50 anni dalle Olimpiadi di Città del Messico del 1968

A 50 anni dal saluto che fece la storia. Un film per ricordare uno dei gesti più iconici del Novecento alle Olimpiadi di Città del Messico 1968

IMG 0606 FIRENZEIn esclusiva allo Spazio Alfieri da venerdì 19 ottobre, h. 19.45 (fino a mercoledì 24 ottobre) a 50 anni dalle Olimpiadi di Città del Messico del 1968 esce Il Saluto, il documentario diretto da Matt Norman, il nipote di quel Peter Norman che, unico bianco sul podio, fu testimone e “complice” di uno dei gesti più iconici del Novecento: il celebre gesto di Tommie Smith e John Carlos sul podio della gara dei 200 metri alle Olimpiadi di Città del Messico.

Il loro pugno guantato e levato in aria in segno di lotta per i diritti degli afroamericani è un’immagine impressa in ogni essere umano. E di quel che c’è dietro quella fotografia, racconta il documentario.
Alle note dell’inno americano Smith e Carlos chinano il capo e alzano al cielo il pugno guantato di nero, simbolo del Black Power, per protestare contro la segregazione razziale negli USA e rendere nota al mondo intero la lotta degli afroamericani per l’eguaglianza.
Un segno di protesta eclatante, fissato nella storia dell’umanità da una foto divenuta icona del 20° secolo: un saluto divenuto gesto di libertà. Un gesto meditato e costato caro ai due atleti afroamericani che vennero espulsi dalla federazione di atletica statunitense e perseguitati lungamente. In quella foto – così forte ed emblematica – si nasconde la storia dell’atleta australiano Peter Norman, e di come fu decisa e preparata la protesta di Smith e Carlos.
Norman, che nella foto quasi scompare, oscurato dalla potenza del gesto dei due atleti afroamericani, porta sul petto una coccarda identica a quella dei suoi colleghi: quella dell’Olympic Project for Human Rights, l’associazione promotrice della clamorosa protesta di Smith e Carlos.

Un gesto di condivisione e solidarietà, vissuto con impassibile quiete, che costerà a Norman – atleta bianco di una nazione in cui la segregazione razziale è altrettanto forte – oblìo e carriera, conseguenza di una condanna politica e sportiva che durerà sino alla sua morte.

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