SHOAH– Bartali ‘Giusto tra le Nazioni’. Salvò 600 ebrei

FIRENZE – Gino Bartali è stato nominato oggi, proprio durante i mondiali di ciclismo nella sua Firenze, “Giusto tra le Nazioni” per aver salvato centinaia di ebrei dalla deportazione e dallo sterminio nazista. Il grande campione di ciclismo, nato a Ponte a Ema (Firenze) il 18 luglio 1914 e morto a Firenze il 5 maggio di tredici anni fa, ha ricevuto questa onorificenza da Yad Vashem, il sacrario della Memoria di Gerusalemme, per aver salvato circa 600 ebrei perseguitati dai nazisti e dai fascisti in Italia.

«Sono vivo perché Bartali ci nascose in cantina». A dichiararlo fu, qualche tempo fa, Giorgio Goldenberg, un ebreo fiumano che da bambino fu nascosto in un appartamento di proprietà di “Ginettaccio” in via del Bandino a Firenze. «Bartali – spiega Yad Vashem – era un cattolico devoto che nel corso dell’occupazione tedesca in Italia fece parte di una rete di salvataggio i cui leader furono il rabbino di Firenze, Nathan Cassuto, e l’Arcivescovo della città, cardinale Elia Angelo Dalla Costa. Bartali agì come corriere di questa rete, nascondendo falsi documenti e carte nella sua bicicletta e trasportandoli attraverso le città, tutto con la scusa che si stava allenando. Pur a conoscenza dei rischi che la sua vita correva per aiutare gli ebrei, Bartali trasferì falsi documenti a vari contatti, e tra questi il rabbino Cassuto».

Dei rischi da “Ginettaccio” ne parla anche il figlio Andrea Bartali in un’intervista all’Agi. «Il cardinale Dalla Costa […] lo chiamò spiegandogli che per salvare tanti dalla deportazione bisognava portare dei documenti da una città all’altra. “Solo tu puoi riuscirci – gli spiegò –. Sei uno sportivo famoso ed amato, nessuno può immaginare che lavori in clandestinità. Una cosa però devo dirtela – aggiunse –: se ti scoprono, ti fucilano”».

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