FIRENZE: Mensa sociale da gourmet alle Vie Nuove

Penne alla carrettiera, pollo alla cacciatora con patate arrosto, verdura, acqua e frutta a volontà. Il conto? Lo offre la Casa del Popolo Vie Nuove di viale Giannotti, che ieri, con un menù da vero gourmet, ha inaugurato il servizio di “mensa sociale”, aperto tutti i giovedì dalle 12.30 alle 14.00 per chi ha bisogno di mangiare ma non ha i soldi per pagarsi il pranzo.

“Più che di una mensa si tratta di un vero e proprio ristorante di qualità – spiega il presidente del circolo Arci, Giancarlo Brundi – con il quale ogni giovedì contiamo di offrire un pasto completo di tutto dal primo alla frutta, per un totale di sessanta coperti”.

Il ristorante di solidarietà prende vita nei quasi 100 metri quadrati della ‘saletta attività’ al piano inferiore del circolo, davanti alle cucine dove ai fornelli si alternano due volontari in veste di  cuochi. “Il budget di 20mila euro che abbiamo destinato al progetto proviene tutto dalle casse del circolo – continua Brundi –, con questi soldi contiamo di andare avanti sicuramente per un anno. Abbiamo chiesto aiuto al Comune per estendere il servizio a tutta la settimana, purtroppo però – commenta – i fondi scarseggiano e per ora dobbiamo arrangiarci da soli. L’obiettivo intanto è dare una risposta sociale alla crisi”.

Crisi su cui, prima di tenere a battesimo l’iniziativa, Brundi, il coordinatore della sede di viale Giannotti, Daniele Sordi, e altri dirigenti del circolo si sono confrontati con esperti nel settore della solidarietà come la Ronda della carità, la Caritas e l’associazione di volontariato ‘Annulliamo la distanza’.

“L’idea – spiega il presidente – è nata parlando proprio con loro, ci hanno spiegato come in città ci siano sempre maggiori sacche di povertà, la sola Caritas ogni giorno dà da mangiare a oltre duemila persone”. A chiedere una mano anche molti italiani. “Sono i cosiddetti i “nuovi poveri” – continua Brundi -, persone che magari per riuscire a pagare l’affitto sono costrette a risparmiare sul cibo”.

Alle 13.30 ai tavoli siedono già otto persone, per lo più di origine nigeriana e senegalese. Uno di loro appoggia per terra un pesante fagotto azzurro. Dentro c’è tutta la sua casa, un guazzabuglio ordinato di biancheria, vestiti, cappellini e “roba”. Accendini, bracciali e collanine, che tenterà di vendere su e giù per le strade di S.Croce fino a notte fonda.

“Ora si mangia, non ci pensiamo” sorride garbatamente, sedendosi a uno degli otto tavoloni tondi  della sala, perfettamente apparecchiati, con posate in metallo, tovagliette a quadri e piatti lindi. Il profumo che esce dalla cucina e invitante e la fame è tanta.

“Purtroppo per i primi tempi l’affluenza non sarà molta – commenta Brundi – abbiamo cercato di far circolare la voce nel quartiere e in altre strutture che offrono lo stesso servizio come la chiesa nella piazzetta di Ripoli o la Caritas, ma contiamo soprattutto sul passaparola dei cittadini e dei giornali. Siamo entrati in contatto – conclude – anche con Mercafir e Coop per farci inviare prodotti in scadenza che altrimenti verrebbero buttati”.

In sala il cigolio delle posate si mischia alle conversazioni con i cuochi mentre il sangue inizia a ridare colorito alle guance tagliate per tutta la mattina dal vento gelido che, arrampicandosi sull’Arno, spazza viale Giannotti.  Con lo stomaco pieno parlare sembra più facile. Anche se non si ha un posto dove passare la notte.

 Fonte: La Nazione

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